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Sony Project Morpheus: Macitynet prova il futuro dei videogiochi a IFA 2015

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Indossato il visore Sony Project Morpheus la ressa di IFA scompare e in un istante ci troviamo in un altro mondo costruito al computer. Siamo seduti in una stanza poco illuminata dove un uomo calvo di grossa corporatura e dai modi bruschi ci parla in tedesco. Chi scrive non capisce una parola in questa lingua ma istintivamente, come nella vita reale, puntiamo la nostra testa e gli occhi sul suo volto, nella direzione da cui proviene la voce. Non è una bella sensazione: gli occhi del grosso tizio sono piccoli e freddi, il ghigno truce mentre il tono della voce continua ad aumentare in un crescendo che non lascia prevedere nulla di buono. Questo cattivo dei videogiochi è diverso da quelli che abbiamo visto fino a oggi, non solo perché è in realtà virtuale, ma perché spaventa davvero. Dà fastidio e incute paura.

Mentre noi prendiamo confidenza con il visore guardando un po’ in giro, il tono della chiacchierata è ormai sfociato in urla strillate in tedesco che giungono alle nostre orecchie dure e minacciose. Dietro all’uomo un piccolo tavolo che sembra un vecchio scrittoio in legno, invece a sinistra e destra vediamo altri locali semi bui e vuoti come quelli che ci aspettiamo di trovare in una casa deserta o in una fabbrica abbandonata. Lo stesso per il pavimento e il soffitto: per vederli basta abbassare o alzare la testa, proprio come nella vita reale.

Sony Project Morpheus 620 2
Riportiamo gli occhi al delinquente: prima non l’avevamo notato ma la bomboletta che tiene in mano è in realtà un cannello per saldature. Lo abbiamo capito ora quando, dopo un altro strillo, il tizio ha aperto la valvola del gas e con un accendino ha dato fuoco alla fiamma che ora vuole usare su di noi. Per fortuna Sony Project Morpheus non trasmette la sensazione di caldo sulla pelle ma l’energumeno ha avvicinato troppo il fuoco verso di noi, un’altra sensazione poco piacevole. Quando ormai siamo pronti a vederci bruciare vivi un telefonino squilla. È quello del tedesco arrabbiato che per miracolo interrompe l’inizio di una tortura sanguinaria per rispondere alla telefonata, come le persone normali tutti i giorni lasciano lavoro o padella per rispondere al cellulare. Se possibile la chiamata lo fa arrabbiare ancora di più, ma la voce all’altro capo sembra lo costringa a spegnere il gas e andarsene.

Ora dobbiamo alzarci dalla sedia su cui finora siamo rimasti seduti come agnelli sacrificali per raggiungere il tavolino di fronte a noi. Alzando i controller Move le nostre mani virtuali appaiono in scena con un effetto ben riuscito: premiamo il pulsante per afferrare le maniglie dei cassetti e troviamo diversi caricatori e anche una pistola. Nel mondo reale, che non vediamo ed è lontanissimo, avviciniamo tra loro i controller Move destro e sinistro, invece nel gioco la nostra mano che impugna la pistola si avvicina all’altra che sostiene il caricatore, in questo modo carichiamo l’arma.

Il momento è perfetto: sparito l’ercole assassino nella stanza in cui ci troviamo ci sono stati movimenti sospetti e poi diversi spari da posizioni non ben identificate. Nella vita reale gli addetti Sony e i giornalisti IFA ci prenderanno per pazzi ma qui dentro è tutta un’altra storia: per schivare i colpi dobbiamo abbassarci davvero, solo così possiamo nasconderci dietro allo scrittoio. Dopo una raffica di colpi che vogliono ucciderci ci solleviamo di scatto, usciamo dalla nostra copertura e spariamo nella direzione da cui provengono i proiettili. Rispondiamo al fuoco senza pensare che nessuno gioco sparattutto su qualsiasi computer e console ha mai raggiunto prima un grado di realismo e di coinvolgimento così spinti: temiamo per la nostra incolumità e facciamo qualsiasi cosa per non venire colpiti nemmeno una volta, nemmeno di striscio.

Quando abbattiamo il primo nemico non abbiamo tempo di esultare perché altri colpi indirizzati su di noi provengono da almeno due zone diverse della stanza. Ci abbassiamo di nuovo ma con orrore scopriamo che il tavolo di legno, che finora ci ha tenuti in vita, si sta sgretolando poco a poco sotto il fuoco nemico. Sa soprattutto abbiamo un brivido di freddo quando realizziamo che ora, premendo il grilletto, la nostra pistola non spara ma emette un beffardo click click: siamo a secco di munizioni nella sparatoria più realistica del mondo.

Ci riabbassiamo di scatto con una foga mai sentita in Quake o Doom, agitiamo le mani (virtuali e non) come pazzi per scrutare i cassetti della scrivania alla caccia degli altri caricatori che avevamo visti poco fa. Ci sono ancora: siamo vivi, almeno ancora. Possiamo ancora fare tutto il possibile per non farci colpire, per non morire e per abbattere i nemici. Ancora pochi istanti frenetici, una eternità di spari e di coperture rapide ma alla fine uccidiamo i due cattivi e la dimostrazione finisce.

L’addetto dello stand Sony ci aiuta a rimuovere le cuffie per l’audio e il visore Sony Project Morpheus. Sentiamo delle voci e ci ritroviamo nello stand Sony di IFA a Berlino con il costante brusio di sottofondo dei giornalisti. Sembra impossibile ma siamo tornati nel mondo reale: la sparatoria è finita e noi siamo ancora vivi.

Per tutta la durata della dimostrazione il nostro mondo reale è stato quello di Sony Project Morpheus, sembra incredibile ma è così. Poi improvvisamente comprendiamo che lo stand Sony è il mondo reale e che Sony Project Morpheus è qui. Ora è in fase di completamento e si possono provare solo dimostrazioni ma sarà nei negozi nel 2016. Ne vogliamo subito uno, senza conoscere le specifiche tecniche, senza sapere quali giochi saranno disponibili e senza nemmeno sapere il prezzo.

Sony Project Morpheus

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