Sony Pictures ha chiesto ai media di non diffondere dati ottenuti in seguito all’hacking dei suoi server. In una lettera inviata a vari quotidiani e TV, David Boies, uno degli avvocati di Sony chiede di cancellare eventuali informazioni e documenti ottenuti dalla circolazione del materiale ottenuto in seguito all’attacco ai suoi sistemi.
Il produttore “non consente il possesso, il controllo, la copia, la pubblicazione e di caricare o scaricare o fare qualsiasi uso” delle informazioni, si legge nel documento di tre pagine inviato dal legale.
Nell’attacco, lo ricordiamo, oltre a interi film (compresi alcuni che ancora devono arrivare in sala) erano stati rubati vari dati sensibili sul gruppo, tra cui scambi di email, parcelle di attori, dipendenti, ex dipendenti, accordi riservati e negoziazioni.
Nel frattempo si è scoperto che a settembre di quest’anno una società di sicurezza aveva avuto modo di eseguire l’audit sul sistema informatico del gruppo, evidenziando debolezze in oltre 100 dispositivi connessi in rete; ironicamente le raccomandazioni di PriceWaterhouseCoopers sono tra quelle rese note dal gruppo hacker ribattezzato “#GOP”; Sony non ha ovviamente a suo tempo seguito nessuno dei consigli che erano stati indicati. Gli hacker di “#GOP” fanno sapere che hanno in mano molti altri “dettagli interessanti” e di stare preparando un “regalo di Natale”.
Tra le mail fonte d’imbarazzo per Sony e rese pubbliche, non solo quelle alcune con battute su Angelina Jolie, ma anche una in cui il produttore Scott Rudin e Amy Pascal, a capo di Sony Entertainment, scherzano su Obama prima di andare a un evento di raccolta fondi. “Potrei chiedere (a Obama, ndr) se gli è piaciuto il film Django”, scrive Pascal; e Rudin – produttore di “Non è un paese per vecchi” – risponde: “No, chiedigli di 12 anni schiavo”.