Il momento dei viaggi turistici nello spazio non è ancora arrivato, ma prossimamente potremo già provare l’ebrezza di sorvolare lo spazio e scattare una fotografia al nostro pianeta grazie allo Star Sphere 1 di Sony, il nanosatellite che è stato lanciato a inizio anno con un razzo Falcon 9 di SpaceX.
Di cosa si tratta
Conosciuto anche come EYE, si tratta di un cubesat, un satellite miniaturizzato (è il modello 6U e misura circa 34 x 20 x 10 centimetri) che Sony ha dotato di una fotocamera full frame non-meglio-precisata con su un obiettivo 28-135 mm f/4 e farebbe parte del progetto Star Sphere, quello tramite cui l’azienda intende immetterne nell’orbita terrestre un’intera flotta a cui gli utenti potranno poi accedere da remoto appunto per scattare fotografie alla Terra a proprio piacimento.
Ad alimentarlo ci sono pannelli fotovoltaici e altre componenti elettroniche per il collegamento alla rete internet, oltre al primo sistema di propulsione ad acqua fornito dall’azienda giapponese Pale Blue, fondata nel 2020 grazie agli studi condotti dall’Agenzia spaziale giapponese Jaxa e dall’Università di Tokyo.
Il motore ad acqua
Questo motore, che è stato acceso per la prima volta il 3 marzo – a due mesi esatti dal lancio in orbita – in un test operativo durato un paio di minuti, è grande 12 x 12 x 9 centimetri e ha una massa complessiva di 1,4 chili acqua compresa. La propulsione viene data dal vapore acqueo, un propellente sicuramente ecologico anche se ha i suoi limiti in termini di volume, di peso e di energia effettivamente disponibile per la spinta, ma che dicono sia già un buon compromesso su veicoli piccoli come un cubesat in quanto dovrebbe riuscire a mantenerlo nella sua orbita ad un’altitudine compresa tra i 500 e 600 chilometri e al contempo prolungarne la vita di circa due anni e mezzo.
La prima foto
La fase di collaudo è pienamente avviata e presto con un click su potrà entrare a far parte dei “membri dell’equipaggio” impostando la fotocamera (scegliendo ISO, apertura, velocità dell’otturatore, eccetera) per poi scattare immagini da una prospettiva senz’altro nuova. Nel frattempo c’è già la prima foto scattata da Sony che, dicono, non è rappresentativa di quel che si potrà effettivamente creare.
La scena in questione (qui sopra) mostra la Cina continentale dall’altra parte del Mar del Giappone, ma «siamo ancora nella fase di test e la qualità dell’immagine non riflette bene quello che sarà il prodotto finale». Non è stato ancora specificato quanto costerà accedere a questo sistema fotografico spaziale, mentre il funzionamento è piuttosto chiaro: «quando il satellite passa sopra un’antenna terrestre, gli utenti saranno in grado di utilizzarlo direttamente per circa cinque-otto minuti mentre controllano le immagini in diretta dalla telecamera di bordo, sperimentando una connessione in tempo reale con lo spazio».