Sonos ha avviato azioni legali contro Google per presunta violazione dei diritti d’autore, affermando che Big G usa cinque brevetti di sua proprietà per creare gli speaker che commercializza. Sonos chiede la messa al bando di tutti i dispositivi Google che sfruttano sue tecnologie per gli altoparlanti multiroom, inclusi smartphone, laptop e ovviamente speaker.
Il New York Times riferisce che Sonos ha presentato una causa in un tribunale federale e avviato una diversa azione legale presso l’International Trade Commission statunitense. L’elemento portante delle cause è l’affermazione di Sonos secondo la quale Google avrebbe rubato sue tecnologie quando le due società hanno collaborato nel 2013. All’epoca la presunta intenzione di Google era di creare un servizio musicale funzionante con gli speaker multiroom di Sonos; per permettere a Google di fare questo, Sonos ha fornito i progetti di sue tecnologie brevettate. Google non solo ha creato suoi smart speaker ma anche sovvenzionato i propri prodotti per venderli a prezzo più economico di quelli del conrorrente, impedendo a Sonos di continuare a mantenere in piedi un sistema che faceva affidamento a Google.
I rapporti tra Google e Sonos si sarebbero inaspriti quando Sonos ha cominciato a creare speaker che potevano funzionare con altri assistenti vocali oltre a Google Assistant. L’azienda che sviluppa e produce sistemi di altoparlanti attivi e componenti hi-fi, riferisce di avere cercato di appianare le divergenze dal 2016 (quando fu rilasciato il primo speaker Google Home) ma senza risultati.
Patrick Spence, CEO di Sonos, ha riferito al New York Times: “Google ha palesemente e consapevolmente copiato la nostra tecnologia brevettata. Nonostante nostri ripetuti e ampi sforzi negi ultimi anni, Google non ha mostrato alcuna volontà di lavorare con noi su una soluzione reciprocamente vantaggiosa. Non ci rimane altra scelta che il contenzioso”.
Nelle cause si fa riferimento a varie somiglianze tra le nuove funzionalità e i sistemi dei prodotti Made by Google che Sonos aveva a suo tempo sperimentato, tra cui la sincronizzazione dell’audio tra gruppi di altoparlanti, la regolazione del volume del gruppo e la configurazione di dispositivi su una rete wireless locale.
Il New York Times riferisce di problemi simili anche con Amazon. Quest’ultima avrebbe violato brevetti di Sonos con la famiglia di dispositivi Echo. Al momento Sonos avrebbe deciso di procedere prima con Google. Non è chiaro in che modo Amazon avrebbe ottenuto accesso ai brevetti di Sonos: un portavoce ha riferito al NYT che la tecnologia multiroom degli speaker Echo è stata sviluppata autonomamente da Amazon.