Il futuro è in una nuova idea di collaborazione. Che viene riprogettata, seguendo idee e stili diversi. Il concetto pare un po’ astratto e difficile da capire, perché lo è. Ancora non ci siamo, manca il prodotto rivoluzionario, nonostante Google abbia già sparato la sua carta (Google Wave) che però è risultata essere di limitato valore e impatto reale.
Cosa vuol dire collaborazione. Il paradigma è da tre anni quello del Web 2.0. Lo scopo è usare sempre e solo il browser per fare tutto, anche se questa idea in realtà viene fortemente minata dai telefonini, dove sono i widget a prevalere, cioè le applicazioni leggere che inglobano il web con funzionalità più evolute. Il bisogno adesso è quello di ripensare come si scambiano le informazioni, perché se si vive in rete, non ha senso che si proceda con simulacri della corrispondenza cartacea, inadatta a molti degli scopi per cui viene in realtà usata. La posta serve alla comunicazione, non alla collaborazione, che può essere disintermediata tramite un appropriato software.
Ecco che Google cerca di giocare dunque la carta Wave, con l’idea che si possa ridisegnare tutto, interfaccia compresa. Ecco che Ibm con la divisione Lotus (quelli del client di posta Notes) tramite il progetto Atlas cercano di ridisegnare la collaborazione come una evoluzione di Facebook, mentre altri la immaginano più come una wikizzazione (con il software open di Wikipedia) del pensiero. Microsoft è al lavoro per fare qualcosa del genere, anche se è molto indietro (ma ha la massa critica di utenti) con il suo sistema di Cloud Computing chiamato Azure. Intanto offre la collaborazione sui documenti, presto integrerà altre funzionalità di Outlook e di Exchange per rendere centrale il calendario al posto della posta, dopo il successo di SharePoint, la soluzione per la collaborazione per aziende che è la divisione in maggior crescita del gigante di Redmond.
Un progetto che pochissimi conoscono, ma che ha i potenziali maggiori a mio avviso, è invece quello portato avanti da Mozilla. La strategia è quella di fornire una infrastruttura e su quella far crescere le idee degli utenti. Il progetto si chiama Raindrop, è open source e nella fase preliminare. Potrebbe portare a cambiamenti notevoli nel modo in cui immaginiamo questo tipo di funzionamento.
Per dire invece qual è la facilità con la quale si arriva a essere presenti su questo mercato, basta guardare Salesforce, il colosso del software on demand dalla rete, nato in pochissimo tempo nel settore dei gestionali, che lancia Chatter. Il software permette di fare collaborazione, legandosi oltretutto a Facebook e Twitter. Il costo di Chatter è di 50 dollari per utente al mese (troppo elevato, dovranno abbassarlo) e permette di organizzare