Social Network è il film della settimana di iTunes, in affitto a soli 99 centesimi.
Il film di David Fincher incentrato sulla figura di Mark Zuckerberg e gli inizi di Facebook, è stato uno dei fenomeni della stagione cinematografica di un paio di anni fa, conquistando tre statuette nella notte degli Oscar del 2011 tra cui miglior sceneggiatura originale, firmata da Aaron Sorkin, (al quale, probabilmente non a caso, è stato poi affidato l’incarico di sceneggiare il film tratto dalla biografia di Jobs) e anche oggi, a distanza di un paio d’anni e dopo una rotazione piuttosto intensa su Sky, vale la pena di essere menzionato come un film da scaricare e da vedere.
Il protagonista è quello che sappiamo: Mark Zuckerberg, raffigurato per quel che probabilmente era agli occhi dei suoi compagni, uno studente un po’ sfigato di Harvard, incapace di trovare un suo posto tra atleti e bellocce, che in una sola notte per rabbia e per sfida, cambia la storia delle relazioni sociali inventando il concetto di, appunto, Social Network. La storia, pur nota, è raccontata con sapienza, con una serie di figure e mezze figure che nel film sono però tutte ben disegnate psicologicamente, a cominciare da quella di Zuckerberg interpretato da un ispirato Jesse Eisember che lo raffigura in parte come un nerd alla ricerca di rivincite e in parte come un genio che compie svolte a U seguendo percorsi sotterranei ed enigmatici, un giovane introverso che per qualche miracolo riesce a trasformare la sua incomunicabilità in visionarietà e in una travolgente creatività. Lo Zuckerberg di Fincher è un eroe e un antieroe, un asociale che cambia il mondo per frustrazione e rivincita e poi si trova, forte delle sue debolezze, a dover affrontare la sfida della nuova imprenditoria combattendo da solo nonostante lo stormo di avvocati, investitori, giornalisti, amici e falsi amici che lo circonda.
Il film è già anche abbastanza invecchiato per alcuni aspetti. Da allora Facebook ha debuttato in borsa e qualcuno pensa che sia ormai ora già di parlare di un nuovo Facebook se il social network dei miliardi (di utenti, di messaggi, di fatturato) non vuole morire travolto dal peso di una costruzione che è più pesante delle sue fondamenta. Ma nonostante questo Social Network è un film da vedere sia per chi ha interesse per la tecnologia e il modo in cui questa ha cambiato la comunicazione nel corso degli ultimi tre o quattro anni, sia per chi ha interesse per la sociologia e vuol provare a capire da dove nasce il carburante che ha modificato linguaggi e relazioni interpersonali e il modo in cui la società si rappresenta e rappresenta. The Social Network non offre una spiegazione documentaristica (nessun è più distante di Fincher dalla volontà di descrivere asetticamente Zuckerberg e la costellazione di personaggi e situazioni che ha portato a far nascere Facebook), ma una chiave interpretativa che spinge a riflettere.
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