Le relazioni 2.0 sono un danno per la salute. Lo dice uno studio made in Italy, basato sull’analisi del benessere di circa 24 famiglie italiane: i social network possono avere delle ripercussioni positive sulla salute soltanto se le relazioni non si fermano alla chat e ai messaggi, ma diventano relazioni in carne e ossa.
I due ricercatori sono Fabio Sabatini dell’Università La Sapienza di Roma e Francesco Sarracino dello Statec (l’Istituto nazionale di statistica del Lussemburgo): nella ricerca “Online networks and subjective well-being”, pubblicata a inizio giugno e diffusa un paio di settimane fa, attraverso l’analisi dei dati raccolti dall’Istat nel 2010-2011 su un campione di 24famiglie italiane, come i social network diminuiscono il benessere individuale, quindi, sostanzialmente, non fa bene alla persona che lo utilizza.
La ricerca partiva dalla domanda: l’uso di internet riduce o migliora il benessere soggettivo e in che modo? Chi rispondeva al questionario poteva indicare in una scala da 0 a 10 la valutazione del proprio benessere, la frequenza degli incontri virtuali e reali e la fiducia nei confronti degli altri e dei propri contatti su Facebook e Twitter. La ricerca dei due italiani oltre a mettere in luce che le relazioni reali hanno delle conseguenze positive sullo stato di salute delle persone, ha rilevato un’ombra pesante sui social network. Le condivisioni virtuali sono nel mirino: sarebbero proprio queste a scatenare, se non si trasformano in un rapporto che si concretizza nella realtà, il malessere.
Insomma, avere centinaia di “amici” su Facebook non aiuta a sentirsi meno soli, almeno in Italia. Non è certo un dato che stupisce, ma ora, i sostenitori delle relazioni 2.0 possono sempre essere convinti ad uscire con gli amici (quelli in carne e ossa) con i dati della ricerca Online networks and subjective well-being.
Lo studio su benessere e social network si può scaricare da questo link diretto, dopo essersi iscritti ad “Academia.Edu”.