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Smartphone, la vera storia del telecomando della nostra vita

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Il cronista che scrive questo articolo ha ormai accumulato un certo numero di anni di professione, incontrando personaggi e protagonisti del mondo del digitale. Tra questi, nelle calde sere di un agosto reso rovente dal riscaldamento globale e pungente dalle versioni transgeniche delle zanzare nostrane, c’è un volto che torna alla memoria. È il volto di Anssi Vanjoki. conosciuto e intervistato nel lontano 2007, un mesetto dopo quello storico gennaio in cui Steve Jobs presentò sul palco del Moscone Center il primo, mitico iPhone.

Il mitico iPhone che, tra parentesi, sarebbe poi stato commercializzato solo a giugno negli USA, con un lunghissimo teaser compreso uno spot epico di spezzoni del cinema americano e non solo in cui squillano i telefoni: un ennesimo ritorno di quell'”Hello” che aveva fatto al sua comparsa sul Macintosh nel 1984 e poi “Hello Again” per il primo iMac e poi per l’ìMac G3 (ma è stato usato anche per il lancio di Vision Pro).

Tornando a Vanjoki, finlandese classe 1956, all’epoca era il big boss dell’innovazione di Nokia, che era il colosso della telefonia mobile (ancora per poco: sarebbe poi andata a gambe all’aria proprio per via di Apple e in parte venduta a Microsoft) e in una intervista con il vostro cronista aveva detto due cose. La prima, clamorosa (e infatti ne pagò le conseguenze, come detto) era che iPhone sarebbe stato sicuramente un flop perché senza tastiera e poi neanche funzionava bene. Diciamo che su questo non ci ha visto lungo.

Il telecomando della vita

La seconda però era una considerazione più generica riguardo ai cellulari che stavano per tramutarsi in smartphone: sia Nokia che altri produttori avevano aggiunto sistemi operativi embrionali e varie forme di software aggiuntivo a pacchetti distribuito anche online, i progenitori delle odierne “app”.

La frase era però estremamente lungimirante: lo smartphone, disse, stava diventando il telecomando delle nostre vite. Un’ottima idea, forse non sua ma sicuramente molto più azzeccata e a prova di futuro rispetto alla previsione su iPhone. Perché in effetti lo smartphone è diventato davvero il telecomando della nostra vita. Ecco come.

Ecco cosa ha fatto fuori

Lo smartphone (iPhone in testa ma non solo) ha sostituito una gran filza di cose. A partire dalle più semplici e sciocche: con i codici QR ad esempio ha sostituito i menu in molti ristoranti (complice anche la pandemia e il divieto di toccare le cose) e la sveglia sul comodino, con gli allarmi del caso.

Ma ha anche fatto fuori il telefono di casa e poi la segreteria telefonica (che sul telefono cellulare in realtà non è molto utilizzata, ma comunque c’è) e poi per moltissimi ha fatto fuori l’orologio da polso o quelli sparpagliati per casa o per la strada. Rimane centrale quello per la casa.

Evoluzioni del telefono

Ma a dire il vero lo smartphone può fare, e fa, anche di più. Grazie al Bluetooth è diventato la chiave di casa e la chiave dell’automobile. Oltre che il telefono dell’auto e il suo centro di intrattenimento, sia per la musica e i podcast che per le mappe e la viabilità.

Considerate poi che scendendo dall’auto il telefono diventa il sistema di pagamento nei negozi e fa fuori metà del portafoglio, quella parte che tiene i soldi. Infatti, le carte di credito e debito sono virtualizzate, e poi con l’arrivo delle patenti e documenti di identità nei wallet dei telefoni, sostituisce anche quel pezzo del portafoglio che contiene i documenti.

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Shopping online

A pensarci bene, però, chi è che ha bisogno di andare più nei negozi? Infatti dentro il telefono ci sono tutti gli ecommerce del mondo e si possono fare acquisti di ogni genere direttamente dal dispositivo: sia che si tratti di grande distribuzione sia che si tratti del negozio sotto casa. Diciamo che forse i negozi fisici servono per andare a vedere la merce che poi si compra online.

Lo smartphone è anche diventata la casa dei contenuti multimediali: ha fatto fuori l’iPod (o il CD o le nastrocassetta, dipende da quel che appartiene alla vostra epoca). Con un paio di cuffie senza fili, con i fili o anche semplicemente con la cassa del vivavoce, si può ascoltare tutta la musica che si vuole.

Inoltre, lo smartphone ha fatto fuori la posta e anche la mail del computer: messaggi, messaggini, vocali e pure mail vere e proprie che possono essere create e mandate direttamente dall’apparecchio. Possiamo poi dimenticare la televisione (grazie alle app da Youtube a Netflix fino a RaiPlay)? Certo che no.

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Un maggiordomo molto personale

In realtà lo smartphone è anche un assistente personale, una specie di maggiordomo. Certo: Siri e Alexa non sono gran cosa. Almeno, finora. Ma ci sono mille app per fare tantissime cose: organizzare le attività, dare le priorità e via dicendo. Inoltre, lo smartphone è sia un trainer per l’attività fisica che un sistema di registro delle proprie performance sportive e di mobilità ordinaria.

Fa da pivot al lavoro dei sensori (anelli, smartwatch, periferiche smart) che raccolgono dati biometrici legati alla salute. È insomma, un mezzo dottore e un mezzo allenatore. E tiene pure il conto delle nostre medicine, ricordandoci di prenderle.

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Un selfie in Apple Central World Bangkok – foto Apple

Specchio, specchio delle mie brame

L’immagine riflessa è una novità moderna nella vita degli esseri umani. Per millenni era ridotta a pochissimo (gli specchi d’acqua e i primi specchi con base argentata), sino ad esplodere con gli specchi moderni nel Novecento. Non avevamo ancora fatto in tempo a recuperare questa modernità nelle nostre vite che sono arrivati selfie e videocamere a go-go. Il telecomando del nostro narcisismo.

Dentro il telefono quindi c’è il nostro nuovo migliore amico (noi stessi) e anche gli altri “amici” dei social, oltre ai canali, alle chat di gruppo, ai vocali e alla messaggistica più o meno intima e più o meno di parti intime (sexting) a cui aggiungere anche la pornografia a domicilio (si vede più video porno sui telefoni che non sul computer o sul televisore, il cinema invece è praticamente morto). Insomma, ci tiene le mani impegnate in tutti i sensi.

Libri e il resto del tempo libero

Infine, la carta. Con lo smartphone si fanno fuori tonnellate di carta: si legge tantissimo (e si scrive tantissimo) ma sempre usando quel display. Il motivo per cui vanno tanto i telefoni con schermo sopra i 6 pollici andando verso i 7 e poi i pieghevoli è che lo schermo per consumare i contenuti, anche scritti, è diventato lo smartphone.

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La navigazione nei siti è più da mobile che da fisso e gli ebook sui telefoni spaccano, più che non sui dispositivi dedicati. Insomma, si legge tanto sul piccolo display. E si va giù duro di social (TikTok, Instagram, Facebook e via dicendo) ovviamente. E i videogiochi: banali (rispetto alle console), che danno dipendenza, ma tantissimi. Da riempire la vita.

La AI che ascolta e obbedisce

Infine, alcune delle funzioni che abbiamo elencato sono forse un po’ scomode per chi vuole utilizzare lo smartphone come vero e proprio telecomando della propria vita. Ma non bisogna temere più per questo, perché sta arrivando l’intelligenza artificiale.

Alle nuove generazioni che sono sempre pronte a rinfacciare l’abitudine di noi boomer di rivangare il passato, ricordando quando le cose si facevano in un altro modo (quello “giusto”, secondo molti boomer), diciamo solo di stare attenti a quel che succede adesso. Perché l’AI sta cambiando il modo con il quale ci interfacciamo all’informatica, smartphone incluso, e presto anche loro si troveranno a ricordare un “prima” e un “dopo” molto diversi tra loro.

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Boomer e giovincelli

Come diceva Douglas Adams, l’autore della Guida Galattica per gli Autostoppisti, “La tecnologia è considerata in modo diverso a seconda dell’età: tutto ciò che esiste quando nasci è normale e ordinario; tutto ciò che viene inventato tra i tuoi 15 e 35 anni è nuovo, eccitante e rivoluzionario; tutto ciò che viene inventato dopo i tuoi 35 anni è contro l’ordine naturale delle cose“.

Ecco, ciascuno dei lettori faccia i suoi conti, magari usando il telecomando della vita, e veda un po’ dove si colloca temporalmente tra lo smartphone (2007) e l’AI (2022) per capire cosa fare. Ad esempio, per il nostro Anssi Vanjoki già l’iPhone era troppo e andava evidentemente contro l’ordine naturale dele cose. Però i boomer vanno anche ascoltati perché talvolta hanno idee buone, come quella del “telecomando della vita”. O no?

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