Con iOS 7.1 Apple ha aggiunto una nuova gesture per interagire con Siri, l’assistente vocale che troviamo su iPhone e iPad. Il nuovo comando in sostanza permette di controllare manualmente la durata per la quale Siri debba ascoltarci. Un po’ come i vecchi sistemi push-to-talk, non dovremo far altro che tenere premuto il tasto Home, impartire il nostro comando vocale, e rilasciarlo nel momento in cui avremo finito: tutto l’opposto dell’assistente vocale Google Now dell’omonima azienda, il quale sta “sempre in ascolto”. Quale dei due metodi di funzionamento è migliore?
Come ci fanno notare quelli di iMore, Apple e Google, seppur dirette concorrenti, hanno priorità totalmente differenti. La prima, guadagna attraverso i margini delle proprie vendite, quindi è interessata a vendere sempre più iPhone; Google invece, guadagna attraverso le pubblicità, quindi ha interesse nell’acquisire sempre più informazioni personali. Questo significa che è necessario immettere sul mercato più prodotti, anche di fascia media, in modo da assicurarsi una maggiore fetta di utenza che utilizza i propri dispositivi. Per Apple invece, il vero guadagno sta nel riuscire a vendere un prodotto ad un prezzo più elevato di quello richiesto per la produzione.
Quando sentiamo dire che Google è “sempre in ascolto”, il primo timore che ci salta in mente è la violazione della nostra privacy. Prendiamo ad esempio il Moto X di Motorola: anche se si trova a qualche metro da noi, basterà semplicemente dire “Okay, Google Now” seguito dalla nostra richiesta, e lo smartphone eseguirà il comando impartito. Per far ciò che questo funzioni, è però necessario che il Moto X sia sempre in ascolto, in modo da capire quando diciamo “Okay, Google Now” ed attivare l’assistente vocale.
Su iPhone e iPad, è almeno necessario tenere premuto il tasto Home per richiamare Siri: non esiste una funzione per abilitare l’ascolto continuo per poter dire “Okay, Siri”. E’ tutto molto più semplice: se premi il tasto, Siri ci ascolta, altrimenti no. C’è senz’altro maggior controllo, insieme alla sicurezza di sapere che non siamo ascoltati se non vogliamo.
Se abbiamo le mani occupate, la funzione di Google è senz’altro più utile, ma se siamo in un momento di intimità, Siri è forse più indicato. La soluzione migliore sarebbe poter unire “i due mondi”, magari integrando in Siri la possibilità di attivare occasionalmente una modalità “sempre in ascolto”, ma che duri soltanto un breve periodo di tempo predefinito o che possa essere disattivata nel momento in cui diciamo di smettere di ascoltarci: in questo modo potremo mantenere la privacy nell’utilizzo quotidiano, ma al contempo avremo la comodità di attivare il “sempre in ascolto” magari mentre si guida, mentre si cucina, o in tutte quelle occasioni dove abbiamo le mani impegnate.