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Il mostruoso ritardo sull’Ai di Apple mette a rischio tutto

Già lo sapevamo, Siri con Intelligenza Artificiale è in ritardo. Ma ora sembra che il ritardo sia molto peggiore del previsto e tocchi non solo il vero e proprio motore Ai (l’indispensabile salto generazionale capace anche di rilanciare iPhone) ma anche le novità minori e quelle di passaggio.

Dell’argomento parla Mark Gurman che dedica a questo tema praticamente tutta la sua newsletter domenicale “PowerOn” parlando chiaramente di una vera e propria “crisi Ai” che percorre Cupertino

In ritardo, come accennato, ci sono le funzioni presentate lo scorso anno alla WWDC: in sostanza la capacità di Siri di “vedere” lo schermo e interagire con quel che stiamo facendo con le applicazioni. Questo elemento doveva arrivare con iOS 18.4 ma nella prima beta distribuita a sviluppatori e beta tester non s’è visto.

Con l’arrivo dell’update a iOS 18.5 è prevista l’introduzione della “consapevolezza dello schermo” (on-screen awareness) che dovrebbe consentire a Siri di analizzare ciò che è visibile sul display e fornire risposte contestuali (es. leggere una mail o visualizzare un evento in Calendario), offrendo suggerimenti e informazioni aggiuntive senza bisogno di istruzioni specifiche. Ma gli “ingegneri Apple devono muovere montagne per riuscirci”, dice Gurman

Apple Intelligence in Italiano su Mac, la prova delle prime funzioni - macitynet.it
Si può chiedere a Siri di sfruttare ChatGPT per le ricerche…

Anche quando arriverà, l’Ai di Apple resterà ferma almeno fino alla metà dell’anno prossimo, con una beta prevista per la primavera del 2026 che include quel che vediamo oggi sommata forse alla consepevolezza dello schermo. Sarà quidi ancora per un anno e mezzo un’integrazione, posticcia dice Gurman, con ChatGpt, un paio di funzioni simpatiche ma sostanzialmente inutili come Genmoji ed Image Playground e qualche strumento di scrittura e che assegna priorità visiva alle mail.

Per cambiare davvero passo, Siri deve essere rivoluzionata, superare i due cervelli con cui ragiona oggi, quello che usa per rispondere a semplici comandi (fare una telefonata o regolare un timer) e quello che dovrebbe utilizzare per rispondere a comandi avanzati, conoscendo chi è che fa la richiesta e leggendo i dati precedenti, quel che fa in un altro contesto Alexa+ la nuova versione dell’assistente virtuale sviluppato da Amazon.

Ma questa operazione richiede un lavoro enorme ed Apple si muove molto lentamente. Il contesto in cui opera è estremamente competitivo, c’è una caccia ai migliori talenti e  gli LLM, i modelli di linguaggio su cui si fonda la comprensione dell’Ai, di Apple sono vicini ai loro limiti.

Per questo l’Ai “vera” di Apple potrebbe arrivare a compimento solo nel 2027 cinque anni dopo l’inizio della rivoluzione dell’Ai. In quel momento Apple potrebbe avere pareggiato il conto con quel che fanno i suoi rivali oggi, ma dove saranno allora i suoi rivali?

Internamente ad Apple pare che ci sia già chi sta cominciando a pensare che per muoversi davvero velocemente serva cambiare qualche cosa di sostanziale. Il management, guidato da Giannandrea, sembra sia sotto accusa ma cacciare l’ex Google potrebbe essere inteso come il segnale che qualche cosa davvero non va.

In Apple si sta cercando di rimediare incrociando le dita e contando sull’eccezionale integrazione tra hardware e software, le componenti e chip prodotti in casa, continuano ad essere il punto di forza dell’ecosistema che trattiene i clienti. Ma l’Ai è in grado di creare un’intero nuovo sistema e causare una rivoluzione che potrebbe tirare giù tutto ed Apple deve per forza provare ad essere presente ed attiva e non in ritardo e passiva come è stata fino ad oggi.

A questo indirizzo trovate la prova di alcune delle prime funzioni in italiano di Apple Intelligence su Mac.

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