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Siri e ChatGPT, due sorelle molto diverse

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Oggi è in corso quella che potremmo definire la disfida delle AI. Se da un lato le intelligenze artificiali di nuova generazione come ChatGPT, conversazionali e basate su larghe basi di dati, vanno per la maggiore, non dobbiamo dimenticare che esiste una ampia serie di AI “addomesticate” da tempo e basate sull’idea dell’assistente virtuale. Siri, Alexa, Google. Ce ne sono a bizzeffe, in realtà, dato che anche i chatbot di molti siti funzionano con questo presupposto.

Da qualche tempo si è cominciato a dibattere sugli effetti che ChatGPT avrà sugli assistenti virtuali oltre che sui sistemi di ricerca. Mentre ChatGPT cresce e arriva alla versione 4, Google si è rapidamente attivata, Microsoft sta integrando il sistema ovunque, mentre Apple si è messa a provare dei sistemi di intelligenza artificiale più robusti per “potenziare” Siri.

Dove porterà tutto questo?

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Il pelo del lupo

Per capire qual è la direzione che queste tecnologie stanno prendendo occorre effettivamente indagare vari ambiti. Non solo quello tecnologico. Solo in questo modo si può cominciare a capire, infatti, qual è la direzione probabile. E per farlo bisogna guardare anceh ad altro.

Alle volte bisogna fare un passo indietro e tornare ai fondamentali. Quando è nata OpenAI, cioè l’azienda non profit che ha svolto il ruolo di apripista per le intelligenze artificiali “famose”, quali dichiarava fossero i suoi scopi? Lo si legge sui materiali dell’epoca:

OpenAl è una società di ricerca sull’intelligenza artificiale senza scopo di lucro. Il nostro obiettivo è far progredire l’intelligenza digitale nel modo più vantaggioso per l’umanità nel suo complesso, senza essere vincolati dalla necessità di generare un ritorno economico. Poiché la nostra ricerca è libera da obblighi finanziari, possiamo concentrarci meglio su un impatto umano positivo.

In poche parole: l’obiettivo è il bene comune, che è per definizione un bene superiore rispetto al tornaconto economico. È stato davvero così? Qual è la lettura economica e imprenditoriale del “prodotto ChatGPT” e dei suoi derivati?

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Il lancio commerciale più rapido di sempre

ChatGPT è stato aperto al test pubblico gratuitamente a partire dal 30 novembre 2022. Ha riscosso un enorme successo su Internet. Ha battuto tutti i record e ha raggiunto la soglia del milione di utenti in una sola settimana. A gennaio di quest’anno ChatGPT ha superato il traguardo dei 100 milioni di utenti.

OpenAI ha lanciato la versione a pagamento (tramite connessione con le API del servizio cloud) sia per ChatGPT-3 che per il nuovo ChatGPT-4, che è stato costruito sulla base di 100mila miliardi di parametri, più o meno come la quantità di punti di informazione presenti nel cervello di un adulto.

ChatGPT e GPT3.5 sono stati costruiti con un’infrastruttura di supercalcolo Azure AI. La costruzione di GPT-3.5 si basa sull’ultimo modello text-Davinci-003 lanciato da OpenAI. I dati offerti da ChatGPT sono facili da comprendere da parte degli utenti: è stato un obiettivo fin dal principio, essendo una AI conversazionale. I consumatori possono utilizzarli per sviluppare idee da zero. Abbiamo visto in questi quattro mesi che ChatGPT può aiutare gli utenti a creare piani aziendali, a scrivere blog e codice di programmi, a trovare suggerimenti e bug nel codice e a spiegare le imprecisioni, ma anche a fare migliaia e migliaia di cose che solo la fantasia umana ha potuto proporre. ChatGPT produce testi basati sui dati disponibili su Internet in un modo più raffinato e avanzato rispetto ai chatbot della Silicon Valley o Made in India.

Gli obiettivi di OpenAI sono diventati d’un tratto molto concreti e diretti: fare soldi, subito e molti. Gli accordi con Microsoft ne sono la prova lampante. Slegando così il tema etico e di “avanzamento per il bene dell’umanità” da qualsiasi tipo di relazione con ChatGPT e gli altri modelli. Apple dal canto suo è vincolata alle sue scelte etiche di fondo basate su privacy, inlcusività e ambiente che sicuramente limitano Siri ma la rendono anche più corretta. Vediamo perché.

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Come si pone ChatGPT rispetto a Siri e Alexa (e Google)

Una delle principali differenze tra ChatGPT e gli assistenti vocali tradizionali è l’attenzione alla conversazione. Mentre Siri e Alexa sono progettati principalmente per fornire informazioni ed eseguire compiti su richiesta, ChatGPT è stato progettato per impegnarsi in una conversazione con gli utenti. Questo gli consente di fornire risposte più approfondite alle domande e di tenere conversazioni più naturali.

Un’altra differenza è la capacità di ChatGPT di ricordare le conversazioni passate. Gli assistenti vocali come Siri e Alexa sono progettati per eseguire compiti specifici su richiesta e non conservano le informazioni delle interazioni precedenti. ChatGPT, invece, è in grado di ricordare le conversazioni passate e di utilizzare queste informazioni per informare le proprie risposte nelle interazioni future.

Niente di tutto questo è possibile con Siri e Alexa (Google ci sta lavorando proprio adesso). È probabile che sarà necessaria una evoluzione molto rapida da parte di Apple e Amazon. Con un problema di fondo. Mentre Google è in scontro diretto con OpenAI e Microsoft, mentre Amazon ha dalla sua la gestione dei servizi cloud che le consente di portare avanti il lavoro sulle AI, Apple si trova a giocare una partita diversa con delle regole che si è data e che gli altri non hanno. Le due principali sono: etica e privacy.

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Il buongiorno si vede dal mattino di OpenAI

Il programma di intelligenza artificiale più importante al mondo in questo momento proviene da un’azienda che, a differenza di molte altre, non pubblica il suo codice sorgente. ChatGPT, creato da OpenAI, non è open-sourced su GitHub come molti altri programmi di linguaggio naturale prima di lui. Nemmeno i sorgenti di ChatGPT, il programma GPT di OpenAI, sono stati resi facilmente disponibili. E ora l’azienda ha raggiunto una sorta di pietra miliare, rifiutandosi persino di rivelare i dettagli tecnici dell’ultima versione, la GPT-4.

La mancanza di trasparenza di ChatGPT e GPT-4 rappresenta una rottura con la pratica comune dell’AI per l’apprendimento profondo, in cui gli studiosi, sia in ambito accademico che aziendale, tendono a pubblicare in modo aggressivo, seguendo la tradizione del software open-source, in cui il codice è prontamente reso disponibile a chiunque lo desideri.

Il gioco economico dietro ChatGPT è enorme. Entro la fine dell’anno l’azienda genererà un fatturato di circa 200 milioni di dollari. Microsoft ha investito quasi 10 miliardi di dollari in OpenAI e ha ottenuto il 46% delle quote dell’azienda. Secondo le ultime statistiche, il valore della società madre di ChatGPT si aggirerà intorno ai 29 miliardi di dollari nel 2023.

Questi soldi non sono solo per i fondatori, ma anche per gli investitori. Microsoft ha dato quasi 1 miliardo di dollari a OpenAI nelle prime fasi di sviluppo di ChatGPT. Microsoft Azure finanzia OpenAI e offre all’azienda la potenza di calcolo necessaria per il funzionamento di ChatGPT. OpenAI stima che l’azienda genererà un fatturato di quasi 1 miliardo di dollari nei prossimi due anni, con 13 milioni di utenti attivi al giorno.

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L’etica di Apple

Cosa conta di fare Apple al riguardo. Al contrario di OpenAI, l’azienda ha un modello di business chiaro, è quotata in Borsa, vende prodotti diversi tra loro e soprattutto ha delle linee guida chiare e non contraddittorie. Non fa beneficienza e non ha mai detto di volerla fare, ma segue un approccio basato sull’eticità del business, il rispetto dell’ambiente e la non discriminazione, oltre alla privacy che come sappiamo Apple ritiene essere un diritto umano fondamentale.

Già rispetto alle AI “normali”, cioè Alexa e Google, Siri gioca quindi una partita con un braccio metaforicamente legato dietro alla schiena perché non “pesca” e manipola i dati raccolti da tutti gli utenti, ma fa una serie di sforzi per anonimizzare e gestire in maniera più che corretta le informazioni.

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L’etica delle AI

Qual è il problema di fondo? ChatGPT è il primo di una serie di modelli LLM molto grandi che portano con sé una serie di opportunità nuove ma anche di sfide nuove. Il successo commerciale e la rapidissima bolla che stiamo vedendo crescere in queste settimane letteralmente davanti ai nostri occhi dimostrano dal punto di vista dell’etica e della privacy che non è stato fatto praticamente niente.

I modelli sono addestrati su informazioni sulla cui provenienza sappiamo solo generiche cose e che portano con sé pregiudizi (i “bias” in inglese) e mettono in relazione spesso cose con pesi in realtà tutt’altro che calibrati, portando ai fenomeni delle “allucinazioni”. Dalle mani con sei dita alle risposte completamente prive di senso.

Inoltre, non c’è da nessuna parte collaborazione su come vengano costruite queste nuove AI stile ChatGPT (vedi la mancanza di rapporto con il mondo scientifico e in generale con l’idea di open source, nonostante l’addestramento “peschi” dentro dati open) o cosa facciamo delle domande e delle osservazioni che noi rivolgiamo loro. Chi garantisce che i dati non vengano raccolti in profili molto più sofisticati e personali di quelli apparenti che si vendono nell’interfaccia? Cosa stiamo dicendo a ChatGPT? E il bot cosa “ascolta” e cosa “capisce”?

ChatGPT ha già sorpassato Apple da destra (così come Alexa e Google) e sprinta via a 300 Km all’ora. Ma qual è il prezzo per quella velocità che dovremo pagare tutti? Stiamo costruendo un nuovo “mostro” della privacy? Probabilmente sì.

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