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Quanto vale Apple? Tanto, lo sappiamo. Nonostante tutti i gufi che vedono cali e frane, improvvise retromarce e rovine incipienti, in realtà il fatturato trimestrale di Apple è semplicemente impressionante e l’azienda accumula ricchezza e valore come pochissime volte è capitato nella storia.
Guardando gli ultimi risultati fiscali Q4 2016 più nel dettaglio, emergono tuttavia particolari interessanti in questa quarta trimestrale dell’anno fiscale 2016 di Apple (gli anni fiscali delle aziende sono diversi da quelli solari, e quindi i trimestri non coincidono con quelli di noi comuni mortali, proprio come per l’anno scolastico e altre cose del genere). Uno colpisce più di altri: la gigantesca fetta di fatturato generato da iPhone: il 61% del totale.
Tuttavia, un’altra fetta si è fatta sempre più largo nel cuore e nel portafoglio di Apple. Sono i servizi, che vengono composti da vendite di musica e film o abbonamenti ai servizi cloud e cose del genere. I servizi adesso pesano per il 13% del fatturato, cioè più della vendita dei Mac (12%) o della vendita degli iPad (9%). O delle altre fonti di revenue di Apple (5%).
È un dato transitorio, come osservano molti analisti, perché a partire da domani arriveranno i nuovi Mac e c’è da prevedere una impennata delle vendite in questo settore. Ma la cosa interessante è che il livello dei servizi, a parte il suo valore percentuale rispetto agli altri business di Apple, in valore assoluto è costante e anzi in crescita lungo tutto l’anno. Cioè, è una nuova fonte importante di reddito per l’azienda che non è legata a ciclicità stagionali, innalzamenti e abbattimenti, passaggi delle mode.
Nella negatività che sempre accompagna Apple da qualche treimstre a questa parte, c’è molto da dire. È una negatività fatta di invidia e di vero e proprio odio guelfo-ghibellino come se scegliere di “stare dalla parte di Apple” fosse una scelta ideologica e politica, e non semplicemente la manifestazione di una preferenza commerciale verso un certo prodotto rispetto a un altro. Gli odiatori aspettano Apple al varco, godono dei suoi errori, delle sue sfortune, delle sue scivolate. Agognano l’errore, poter cantare finalmente il te deum per l’azienda che tanto invidiano e disistimano. Nessuno toglie dalla mente di chi scrive questo articolo che se a prendere fuoco al posto dei Galaxy Note S7 ci fossero stati gli iPhone 7 Plus, sarebbe stato invocato il commissariamento di Apple, il bombardamento degli uffici e degli impianti di produzione, la creazione di una no fly zone sopra Cupertino e l’intervento dei Caschi Blu per bonificare le case degli utenti. Perché? Inspiegabile.
Però c’è da dire che invece ci sono altre cose che fanno capire di fronte a quale azienda ci troviamo. Una di queste è l’intelligenza con la quale viene costruito il mix di prodotti e di strategia commerciale. Il 13% di servizi sul totale del fatturato fa gioire da questo punto di vista perché si capisce che molto del non senso che viene espresso attorno ad Apple è solo questo: non senso. E l’azienda costruisce le sue fondamenta con accortezza e dedizione. Gli altri, facessero meglio il loro lavoro, anziché invidiare e odiare chi pensa a fare il proprio.