Rivolgersi a un avvocato per preparare un ricorso contro una multa potrebbe costare troppo, al punto che il gioco forse non vale la candela. Da qui l’idea di un 19enne programmatore britannico, Joshua Browder, che ideato un “bot” (un programma autonomo che fa credere all’utente di comunicare con un’altra persona umana), in grado di occuparsi dell’iter burocratico, capire se è possibile presentare ricorso o no, se vi sono vizi di forma, ecc.
L’avvocato virtuale di Browder opera gratuitamente e da quando è stato lanciato a fine 2015, ha già contestato con successo l’equivalente di 3 milioni di dollari di multe. Dopo essersi registrati, il sistema fa delle domande per comprendere i dettagli concernenti l’infrazione, in altre parole interrogativi del tipo: “Si trovava lei alla guida?”, “Era difficile vedere il segnale di divieto?” e altre di questo tipo, passando poi a preparare in automatico – se ci sono i presupposti – la lettera di ricorso.
Browder, matricola della Stanford University, spiega che il sito è ancora in beta e che la versione completa sarà lanciata questa primavera. Il bot non fa altro che automatizzare procedure standard tenendo conto della legislazione pubblicamente accessibile; non è, tra le altre cose, neanche il primo sistema automatico del genere poiché, a quanto pare, una startup denominata Acadmx ha già ideato un meccanismo simile per creare in automatico fascicoli di parte. Una diversa azienda, Lex Machina, ha creato un software di data mining automatico in grado di elaborare dati da sentenze e prevedere cosa stabilirà un giudice in futuro.
Il sistema automatico di Browder, oltre che delle multe per divieto di sosta può occuparsi di risarcimenti per ritardi e cancellazione voli e richieste riguardanti polizze a tutela del prestito. Il bot ovviamente è in grado solo di essere d’aiuto per presentare correttamente richieste d’indennizzo, non può affrontare una causa di fronte a un giudice ma può fare risparmiare molti soldi.
Il programma di Browder usa un linguaggio colloquiale, pone le domande e riconosce le risposte individuando parole-chiave, pronomi e altri elementi che consentono di comprendere il problema del “cliente”. Lo sviluppatore spiega che il meccanismo di apprendimento migliora man mano che le persone sfruttano il sistema e che è già al lavoro per creare versioni utilizzabili anche negli Stati Uniti.
Questi sistemi automatici sono davvero in grado di sostituire un vero avvocato? Dipende ovviamente dai casi, e dalla distinzione tra elementi oggettivi e soggettivi che consentano di trattare i dati con strumenti di questo tipo. In futuro, chissà, forse vedremo un bot in grado di occuparsi di impugnazioni, appelli e ricorsi; per ora, un sistema del genere si può occupare al massimo degli appelli per gli automobilisti.