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Il CEO di Apple Tim Cook è apparso all’inaugurazione della quarta edizione dell’annuale World Internet Conference che si è svolta a Wuzhen (Cina). Commentando la presenza di Cook, il senatore democratico dello stato del Vermont Patrick Leahy ha dichiarato che Apple ha il «dovere morale» di contrastare le politiche di censura e controllo in atto nel Paese dell’Asia orientale.
Leahy in precedenza aveva criticato la scelta di Apple di rimuovere (su indicazione del governo) alcune app VPN dall’App Store cinese, spiegando che la mossa potenzialmente permettere al Paese di attivare strategie di censura e sorveglianza della rete. Apple aveva risposto spiegando, com’è facile immaginare, che la mossa si è resa necessaria per applicare le disposizioni del Ministero dell’industria e tecnologia dell’informazione.
Alla CNBC il senatore Leahy ha dichiarato che «Le aziende di tecnologia americane sono diventate paladine della libertà di espressione ma tale impegno non deve terminare ai nostri confini – e ancora – Leader globali dell’innovazione come Apple hanno sia l’opportunità sia l’obbligo morale di promuovere la libertà di espressione e altri diritti umani fondamentali nelle nazioni che sistematicamente negano questi diritti».
Leahy si appella ad Apple affinché sfidi «L’occultazione» in atto in Cina «Apple è chiaramente una forza positiva in Cina – ha proseguito il senatore – Ma credo anche che essa e altre aziende IT debbano continuare a fare resistenza alla repressione cinese sulla libertà di espressione».
Apple è una dei pochi big statunitensi del settore informatico in grado di operare in Cina. Realtà quali Google e Facebook, ad esempio, hanno possibilità di manovra limitate; Internet subisce varie forme di censura da parte del governo che allo scopo tende a favorire aziende cinesi: il motore di ricerca più usato nel Paese è Baidu e i social network più importanti sono Sina Weibo e WeChat. Facebook è bandito dal 2009, Instagram è bandito dal 2014 e anche WhatsApp è stato più volte bloccato.