La Cybersecurity Association of China (CSAC) ha esortato una disamina dei prodotti Intel venduti nel Paese, affermando che il produttore di semiconduttori statunitense costituisce “una minaccia alla sicurezza e agli interessi nazionali”.
In una dichiarazione riportata su WeChat, la CSAC riferisce di “sostanziali problematiche” di qualità e sicurezza che riguardano Intel e di un “atteggiamento estremamente irresponsabile” nei confronti dei clienti.
CSAC è un organismo industriale ma quanto da loro affermato solleva preoccupazioni in merito a possibili azioni che potrebbero essere decise dalla Cyberspace Administration of China (CAC), l’autorità nazionale di regolamentazione internet e di censura della Repubblica popolare cinese.
Lo scorso anno, la CAC ha bannato i prodotti Micron dalla Cina, riferendo di potenziali “problemi di sicurezza relativamente seri”, un “grave pericolo per la sicurezza della catena di fornitura e delle infrastrutture informatiche chiave che incidono sulla sicurezza nazionale”.
Quest’anno Intel ha ottenuto commesse dalla Cina per la fornitura di processori Xeon destinati a diverse agenzie governative, chip che, spiega Reuters, sono destinati ad applicazioni AI.
L’indicazione di “minaccia la sicurezza nazionale” è solo l’ultimo di colpi legati a una guerra commerciale in corso tra USA e Cina, una probabile reazione a misure restrittive disposte dagli Stati Uniti in precedenza che impediscono l’uso di apparecchiature prodotte in Cina nelle reti domestiche, ma anche restrizioni nelle importazioni che limitano l’accesso dei cinesi a tecnologie avanzate.
Un ban nei confronti di Intel rischia di peggiorare la situazione finanziaria di quest’ultima, già alle prese con difficoltà che durano e che poche settimane addietro ha annunciato il taglio di circa 15mila posti di lavoro, nell’ambito di un piano per ridurre i costi di circa 15 miliardi di dollari nel 2025. A fine settembre è circolata voce di Qualcomm interessata a comprare Intel.
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