L’International Trade Commission (ITC) ha stabilito che Fitbit non ha rubato i segreti commerciali di Jawbone. Nel 2015 Jawbone aveva citato in giudizio Fitbit accusando la società rivale specializzata in smartband, rilevatori di attività e altri accessori di avere “sistematicamente depredato dipendenti di Jawbone” che sarebbero migrati verso la concorrenza con “importanti segreti commerciali e proprietà intellettuali”.
Le due società sono da allora ai ferri corti ma per il momento Fitbit sembra fuori dai guai, almeno secondo quanto stabilito dall’ITC. Jawbone non usa mezzi termini nella citazione, accusando Fitbit e alcuni dipendenti che avevano cambiato casacca di aver “cospirato” per consentire alla società concorrente di ottenere ingiusti vantaggi e nel settore dei fitness tracker. A detta di Jawbone cinque ex impiegati avrebbero copiato file estremamente segreti su chiavette USB e inviato altri documenti sensibili a indirizzi mail personali. Tutto ciò sarebbe presumibilmente avvenuto dopo che questi avrebbero accettato di lavorare per la concorrenza, e prima di avvisare Jawbone della loro decisione.
Il giudice Dee Lord ha stabilito che non vi è stata violazione del Tariff Act e che protegge i diritti di proprietà intellettuale e che nessuna delle parti “ha dimostrato di avere indebitamente sfruttato segreti commerciali”. Ancora prima l’International Trade Commission aveva invalidato la rivendicazione di brevetto di Jawbone, affermando che quest’ultima aveva tentato di attivare un monopolio con idee astratte relative alla raccolta e al monitoraggio di funzioni del sonno e altri dati concernenti la salute.
Jawbone non ha ad ogni modo intenzione di fermarsi e a Business Insider un portavoce ha dichiarato che chiederà il riesame. Un portavoce di Fitbit, ovviamente, ha dichiarato che l’azienda è soddisfatta della decisione presa.