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Secondo la Commissione europea le spunte blu degli account X ingannano gli utenti

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La Commissione europea ha reso noto il suo parere preliminare, informando X (Twitter) he quest’ultimo viola la legge sui servizi digitali in settori legati ai “dark pattern, alla trasparenza della pubblicità e all’accesso ai dati per i ricercatori”.

Il social network ora nelle mani di Elon Musk viola viola leggi europee relativamente ai tre punti prima citati e potrebbe ricevere multe salsate se le criticità evidenziate non verranno risolte rapidamente.

X devea rispondere alle criticità e regolare meccanismi di funzionamento per evitare di pagare fino al 6% delle sue entrate globali.

La Commissione riferisce di “idnagini approfondite” su trasparenza e responsabilità in relazione alla moderazione dei contenuti e alla pubblicità, elementi al centro della legge sui servizi digitali.

La Commissione contesta la non conformità su tre ambiti:

  • X progetta e gestisce la propria interfaccia per gli “account verificati” con il “marchio di controllo blu” con modalità che non corrispondono a prassi del settore, ingannando gli utenti. «Poiché chiunque può abbonarsi per ottenere tale status “verificato” – spiega la Commissione – ciò incide negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate in merito all’autenticità degli account e ai contenuti con cui interagiscono». E ancora: “Vi sono prove di attori malevoli motivati che abusano dell’ “account verificato” per ingannare gli utenti».
  • Altra rimostranza riguarda la necessaria trasparenza in materia di pubblicità, in quanto X non fornisce un archivio pubblicitario consultabile e affidabile, “ma pone invece in essere caratteristiche di progettazione e barriere di accesso che rendono l’archivio inidoneo a fini di trasparenza nei confronti degli utenti”. In particolare, secondo la Commissione, il disegno o modello non consente la vigilanza e la ricerca necessarie sui rischi emergenti derivanti dalla distribuzione di pubblicità online.
  • In terzo luogo, X non fornisce ai ricercatori l’accesso ai suoi dati pubblici in linea con le condizioni stabilite nella legge sui servizi digitali. In particolare, spiega la Commissione X v”ieta ai ricercatori idonei di accedere in modo indipendente ai suoi dati pubblici, ad esempio mediante scraping, come indicato nelle sue condizioni di servizio”. Inoltre, il processo di X volto a concedere ai ricercatori ammissibili l’accesso alla sua interfaccia per programmi applicativi (API) “sembra dissuadere i ricercatori dallo svolgere i loro progetti di ricerca o lasciare loro la possibilità di pagare tasse sproporzionatamente elevate”.

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X ha la possibilità di esercitare i suoi diritti di difesa esaminando i documenti contenuti nel fascicolo d’indagine della Commissione e rispondere per iscritto alle conclusioni preliminari. Se il parere preliminare della Commissione dovesse essere infine confermato, come accennato la decisione potrebbe comportare “sanzioni pecuniarie fino al 6 % del fatturato mondiale totale annuo del prestatore e ordinare a quest’ultimo di adottare misure per porre rimedio alla violazione”.

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