Seagate, azienda californiana tra i più importanti produttori di dischi rigidi al mondo, ha fatto sapere che taglierà 3000 posti (l’8% della forza lavoro globale) e che i loro grandi clienti stanno eliminando gli ordini per via di preoccupazioni legate al peggioramento dell’economia.
“Incertezze economiche mondiali e rettifiche alle scorte su larga scala dei clienti, hanno peggiorato la situazione nelle ultime fasi del trimestre di settembre, dinamiche che si riflettono sia a breve termine nella domanda del settore, sia nelle performance finanziarie”, ha dichiarato il CEO di Seagate, Dave Mosley. “Abbiamo intrapreso azioni rapide e decisive per rispondere alle attuali condizioni di mercato e migliorare la redditività a lungo termine, inclusi l’adeguamenti della capacità produttiva e ai piani annuali di spese in conto capitale”.
Oltre che risolvere grattacapi legati all’incertezza economica e all’indebolimento della domanda, Seagate dovrà affrontare problemi con il dipartimento del Commercio statunitense che accusa l’azienda di avere violato regole sull’esportazione vendendo dischi rigidi ad una entità sanzionata. Reuters riferisce che l’entità in questione è Huawei. Seagate nega di avere violato le norme.
Si tratta dell’ennesima dimostrazione di restrizioni sempre più stringenti per la fornitura di tecnologie in Cina, da parte dell’amministrazione Biden, che in altre occasioni ha parlato di preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale. Il Presidente USA dopo l’insediamento non ha cambiato la linea già seguita da Trump nell’approccio verso la Cina e le sue aziende tech, a cominciare da Huawei, limitando ulteriormente la fornitura di articoli, e portando all’interruzione di contratti esistenti con Huawei, quest’ultima inserita da tempo nella lista nera commerciale. Le licenze per esportare tecnologie di vario tipo in Cina sono concesse dal Dipartimento del Commercio USA.
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