L’unico modo per i produttori di dischi rigidi di differenziarsi rispetto alle sempre più convenienti ed economiche unità SSD, è la grande capacità di archiviazione.
Le unità SSD consumer più capienti arrivano a 8TB, mentre attualmente si trovano dischi rigidi come gli IronWolf Pro di Seagate da 22TB (531,99 euro su Amazon nel momento in cui scriviamo).
Il sito Anandtech riferisce che Seagate prevede la disponibilità di HDD da 32TB entro fine anno e successivamente anche da 40TB.
Dischi cosi capienti saranno offerti nel tradizionale formato da 3,5″, con 10 piatti magnetici e 20 testine, lasciando immaginare che siano sigillati ermeticamente sfruttando l’elio, per ridurre l’attrito tra i componenti meccanici e favorire la maggiore densità dei piatti e di registrazione sugli stessi.
I dischi con la convenzionale registrazione magnetica perpendicolare (PMR) – in altre parole con le tracce magnetiche scritte una accanto all’altra, senza sovrapposizioni – tenderanno a scomparire, sostituiti da quelli con la tecnologia denominata registrazione magnetica sovrapposta (SMR), nella quale si sovrappone ogni nuova traccia con una parte della traccia scritta in precedenza (un po’ come delle tegole su un tetto in modo da aumentare la densità reale). Con SMR si ottiene una maggiore densità areale a discapito della velocità di scrittura (aspetto che si potrebbe notare quando l’unità è particolarmente piena).
I modelli da 32TB e più TB – riferisce ancora AnandTech – sfrutteranno la tecnologia HAMR (Heat-Assisted Magnetic Recording), con un piccolo laser che scalda la parte del piatto in cui scrivere, elemento che permette di riscaldare la zona delle celle e cambiare le proprietà fisiche del materiale, resistendo all’influenza dei campi magnetici in gioco con le normali temperature operative di disco rigido. Anche le unità HAMR prevedo un design con piatti separati da elio per ridurre gli attriti, limitare l’usura dei componenti e garantire una maggiore durata e affidabilità complessiva.