La Commissione oceanografica intergovernativa (Intergovernmental Oceanographic Commission, IOC) dell’UNESCO ha ospitato il 6 giugno la cerimonia di premiazione “Ocean’s 8 Champions” durante la Ocean Conference (Conferenza sugli oceani), tenutasi presso il quartier generale delle Nazioni Unite a New York, per riconoscere i contributi eccezionali di organizzazioni e singoli individui nel campo delle scienze oceanografiche.
Tra gli otto vincitori figurava il presidente di The Nippon Foundation, Yohei Sasakawa. Nel suo discorso di accettazione, Sasakawa ha annunciato i piani per “Seabed 2030,” un progetto congiunto di The Nippon Foundation e del Comitato Guida della Carta batimetrica generale degli oceani (General Bathymetric Chart of the Oceans, GEBCO) per realizzare una mappa completa dei fondali oceanici mondiali entro il 2030.
I fondali marini rappresentano circa i due terzi della superficie terrestre ma conosciamo all’incirca il 15% della sua topografia. La topografia del fondo marino è definita “l’ultima frontiera della terra” e si dice che include molti più territori inesplorati rispetto alla Luna o Marte. La necessità di mappare tale frontiera è stata sostenuta all’inizio del XX secolo dal principe Alberto I di Monaco, conosciuto per molti studi oceanografici, mappe e carte nautiche (ha fondato, tra l’altro, “Istituto Oceanografico” di Monaco).
Nella creazione di mappe ad alta risoluzione, gli oceani del mondo saranno separati in quattro regioni (Pacifico settentrionale/Oceano Artico, Ceano Atlatico/Indiano, Oceano Pacifico occidentale/orientale, Oceano del Sud) con un centro di coordinamento per l’elaborazione delle informazioni presente in ogni regione per raccogliere dati esistenti. Il progetto prevede l’uso di dati raccolti da pescherecci e navi mercantili a bordo delle quali sono installati dispositivi di misurazione.
Il progetto prevede la cooperazione di 78 persone di 36 diversi paesi che partecipano al programma della Nippon Foundation e della GEBCO Guiding Committee, per la formazione di esperti nel campo delle mappature dei fondali oceanici, ma anche la collaborazione di istituzioni pubbliche, università e attività commerciali.
Le nuove versioni delle mappe con i fondali oceanici saranno man mano disponibile sul sito Seabed 2030 aggiornate man mano con i dati in arrivo. Gli sviluppatori stanno valutando collaborazioni anche con Google Earth e motori di ricerca dell’ESRI (un’azienda californiana specializzata in sistemi informativi geografici) che da tempo lavorano a un progetto che permetterà di descrivere gli oceani terrestri in tre dimensioni.