Strategia, opportunità , considerazioni generali. Insomma, in una parola, una questione di “politiche aziendali” strettamente legate all’evento in sé. Ecco le ragioni che avrebbe indotto Apple a cancellare la presenza di Jobs dal palco del Moscone. à Cnbc a smentire le voci, come era prevedibile, sparate a raffica nei titoli della stampa generalista, che punta, un po’ per disinformazione, un po’ per opportunismo giornalistico, molto per mancanza di sensibilità su una vicenda delicata come la salute personale del Ceo della Mela per giustificare la scelta di cancellare la presenza del discorso inaugurale.
La testata finanziaria, certo poco sospetta di essere prona alle veline, si occupa della vicenda in un articolo dal titolo più che eloquente: “Politics Not Pancreas the Reason for Jobs’ Macworld Exit”. L’autore dell’articolo, l’esperto di tecnologia Jim Goldman, si dice “per nulla stupito delle voci sulla salute di Jobs”, aggiungendo poi: “posso dirvi che le fonti interne ad Apple mi hanno detto che la decisione è frutto di scelte politiche più che dettate dal suo pancreas. Le mie fonti dicono anche che se Jobs fosse per qualche ragione incapace di svolgere uno qualunque dei suoi incarichi in conseguenza di ragioni di salute, il che include anche il keynote del Macworld, sarei stato informato dal consiglio di amministrazione”.
Chi scrive non ha fonti nel consiglio di amministrazione Apple, né amici influenti che vanno a cena con Jobs, ma è incline a pensare che Goldman sia nel giusto. A impedire ad Apple di mentire sulla salute del Ceo non sono tanto ragioni di onestà o di trasparenza, termini che nel campo degli affari non sempre sono sinonimo di quello che essi significano nella vita di tutti i giorni, ma le regole (nel senso proprio di leggi e norme) ferree che governano il mercato.
Se in questo momento, realmente, Jobs fosse incapace di presenziare per ragioni di salute ad un evento pubblico significherebbe che le sue condizioni di salute sono tali da impedire a chiunque di fornire le rassicurazioni che sono giunte anche durante le ultime ore. Mentire in proposito significherebbe, una volta scoperta la verità , l’apertura di una inchiesta per turbative di mercato. Ben che andasse le sanzioni economiche sarebbero pesantissime per i responsabili, andasse peggio, si aprirebbe una di quelle cause collettive tanto amate dagli studi legali americani con un esborso per i responsabili ancora più alto di quello imposto dalle multe della commissione di controllo della Borsa americana. Per non parlare della distruzione dell’immagine nel campo professionale di portavoce, consiglieri di amministrazione, manager e dirigenti.
Ma quali sono queste “ragioni politiche”, e non legate alla salute quelle dell’assenza di Jobs dal palco del Moscone? La necessità di sminuire la rilevanza dell’evento, prima di tutto.
La presenza di Jobs necessariamente ingigantisce l’importanza della fiera e se questa fiera è tanto importante da mandarci il suo Ceo a presentarla, per quale ragione Apple avrebbe deciso di annullare per sempre la sua partecipazione? La contraddizione sarebbe stata abbastanza palese.
Una seconda ragione “politica” è assai probabilmente la mancanza di qualunque prodotto di rilievo. Jobs avrebbe dovuto sopportare l’umiliazione di mettere la faccia per presentare, magari, un Mac mini rinnovato o uno speed bump dell’iMac; davvero troppo poco per il suo curriculum di oratore a sensazione.
La verità , insomma, sembra proprio essere quella più semplice: Jobs non partecipa perché il Macworld non ha più senso, in linea generale, per Apple, ormai focalizzata su eventi “spot” da tenere quando c’è l’opportunità e la necessità di farlo e, se vogliamo, neppure più solo la società di quel Mac cui fa riferimento il titolo della fiera. La mancanza di rilevanza parte già dall’edizione del 2009, che assai probabilmente nulla presenterà di quelle cose, le famose “one more thing” capaci di ingigantire l’aura mitica di Jobs e sollevare gli “ooohh” del pubblico e della stampa specializzata. Tutto questo basta e avanza, almeno secondo la nostra opinione, per fornire ottime ragioni all’assenza del Ceo.
Se poi Jobs, oltre a non avere nulla da presentare e a voler de-enfatizzare da subito il Macworld, è anche malato di tumore al pancreas, ricoverato in ospedale, non in grado di reggersi in piedi non lo sappiamo e come non lo sappiamo noi non lo sanno i tanti giornali. Per questo passiamo la mano, consapevoli che non manca chi, anche nel nostro paese, si è fiondato sulla notizia cogliendo l’occasione di un sensazionalismo spicciolo, ma sempre buono per catturare l’attenzione di qualche centinaio di lettori in più. Scelte giornalistiche che non discuteremmo se, accanto ad esse e ai titoli che accostano il nome di Jobs a termini come “salute, tumore e pancreas”, ci fosse stata attenzione anche a quella che è la vera notizia della giornata e non solo per le testate Mac: la cancellazione definitiva ed irrevocabile della presenza di Apple al Macworld.
Probabilmente riflettendo sul fatto che l’annuncio di questa notte, significa di fatto la soppressione per mano di Apple dell’ultimo evento di massa che ancora oggi porta il nome del computer che lei stessa aveva inventato rivoluzionando l’informatica e segna la transizione, altrettanto definitiva, dall’era di Apple Computer a quella di Apple Inc., dalla Apple del Mac a quella di iPhone e iPod e dei servizi, i titoli sarebbero stati diversi e l’attenzione dei lettori forse persino superiore. Al netto dei pettegoli e degli orecchianti della tecnologia a parte, ovviamente.