Come abbiamo già riportato nelle scorse ore, Spotify ha deciso di abbassare il volume agli “scrocconi”, tutti gli utenti Android che fino ad oggi hanno utilizzato applicazioni di terze parti per accedere alla versione Premium di Spotify senza versare gli almeno 10 euro previsti per gli abbonati. In sostanza Spotify si è mossa per punire tutti coloro che fino ad oggi hanno “rubato” l’abbonamento Premium.
Le conseguenze di questa più che legittima decisione sono state però grottesche: su Google Play Store si è scatenata una sorta di guerra civile digitale, con utenti imbufaliti per il fatto di non poter più “ascoltare a sbafo” musica che invece avrebbero dovuto pagare.
A quanto pare spendere 10 euro al mese (cifra che potrebbe comunque essere inferiore nel caso di abbonamenti famiglia) sembra rappresentare un’esborso insostenibile in un mondo in cui ormai tutto pare essere dovuto e gratuito.
“Non è possibile pagare seriamente 10€ al mese per pagare della musica, che poi, parliamoci da amici, NESSUNO ACQUISTA LA MUSICA, FIGURIAMOCI COMPRARE UN ACCOUNT PREMIUM DA PAGARE OGNI MESE” è solo uno dei tanti commenti che accompagnano il giro di vite di Spotify, frasi da cui traspare il poco – se non nullo – valore che viene oggi dato alla musica da una certa cerchia di consumatori.
Commenti che sembrano ancor più bizzarri se consideriamo che Spotify offre anche una versione gratuita (benchè con qualche limitazione) e che ancora oggi acquistare un compact disc costa in media più o meno circa 15 euro; ad un prezzo inferiore servizi come Spotify mettono a disposizione milioni di brani, una possibilità che fino a pochi anni fa era davvero impensabile.