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Scrivere su iPad, alla ricerca dell’app perfetta: la recensione di Daedalus Touch [6]

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Questo articolo è parte di una serie preceduta da altre cinque recensioni:
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Pages

Introduzione
Ci sono tanti tipi di ambienti di scrittura. Quelli fatti a post-it, quelli a pagina ampia e schiacciata da menu e barra di controllo, quelli essenziali con solo delle righe, quelli a taccuini, quelli morbidi e ridimensionabili. Non è possibile pensare di emulare perfettamente il rapporto carta-penna che abbiamo nel mondo fisico perché il tablet è un’altra cosa, ma possiamo pensare di utilizzare il tablet in modi altrimenti impossibili con la carta e la matita che useremmo nel mondo reale.

Ci sono due aspetti che sono molto interessanti ed entrambi vengono coperti da Daedalus Touch, anche se per adesso ne vedremo uno solo. Il primo è relativo all’organizzazione dei dati e il secondo è legato alla sincronizzazione con un software equivalente su Mac o PC. Come abbiamo visto precedentemente in questa serie di recensioni, ci sono alcune app che hanno una applicazione dedicata, sostanzialmente uguale, anche su Mac. Qui non possiamo approfondire il ragionamento ma anche Daedalus Touch ha una app equivalente per Mac: l’editor di testo Ulysses III, che insidia il primato di word processor strutturato più completo all’ottimo Scrivener. Ci sarà modo di confrontare i due direttamente, per adesso diamo per acquisito che c’è la possibilità di scambiare dati usando i “soliti” iCloud e Dropbox o altri sistemi.

Il secondo aspetto, e ne parleremo diffusamente più avanti, è l’interfaccia. Daedalus Touch permette di lavorare con documenti strutturati in formato puro testo (utilizzando uno speciale markdown) ma chiede di dimenticarsi di cartelle e documenti e pensare invece a “pile” e “fogli”. Sarà tutto più chiaro più avanti, non temete.

Daedalus Touch per iOS
L’app funziona sia su iPad che su iPhone, ma l’abbiamo testata in questi giorni – anche per scrivere la presente recensione – come sempre utilizzando un iPad mini e la tastiera bluetooth di Logitech. È un set-up un po’ estremo perché riduce davvero ai minimi termini la comodità della scrittura. Ma gli spazi angusti servono anche a far risaltare i problemi e far emergere le potenziali pecche dei software di scrittura, oltre che consentirci di aumentare l’esperienza lavorativa con questa straordinaria accoppiata di accessori.

Il risultato lo leggete nelle prossime righe. Valga la pena dire che continuiamo a cercare app che siano innovative o comunque rappresentative di un singolo filone di sviluppo. Sia perché siamo convinti che non esista una app perfetta in grado di fare tutto e bene anche solo nel mondo della scrittura, sia perché una delle cose più belle del mondo Apple è la ricchezza dell’ecosistema degli sviluppatori. Non possiamo cercare tutte le app possibili e immaginabili, anche perché molte sarebbero solo variazioni sul tema. Tuttavia, vale la pena soddisfare una curiosità quasi infantile e comunque poco costosa (al massimo si spende una decina di euro, ma di norma il costo è quello di un paio di cappuccini con al massimo una o due brioche) per scavare il fantastico mondo delle app e trovare quella che ci piace di più per motivi forse inspiegabili…

Caratteristiche di base
Daedalus Touch è a prima vista essenziale e tale vuole essere. Come accade anche per Ulysses III, l’obiettivo è di creare documenti di testo semplice, senza formattazione se non quella ottenibile con il markdown. Cioè con un sistema di semplici comandi – molto meno difficili e intrusivi dell’html – che permettono di creare le classiche caratteristiche: corsivo, grassetto, sbarrato, elenchi puntati e numerati, link interni ed esterni.

In più, Daedalus riorganizza il contenuto testuale attorno all’idea del “foglio”, che viene aggregato in “pile”. Cioè pile di fogli. In questo modo è possibile avere documenti di dimensioni molto differenti a portata di mano e tenerli assieme all’interno dello stesso progetto, cioè della stessa pila. La scelta non è soltanto di nomenclatura, ma è la base per far meglio capire e apprezzare l’interfaccia pensata tutta per iOS e basata su blocchi di fogli (le pile) che scorrono orizzontalmente, si aprono, permettono di vedere la lunghezza dei fogli che la compongono, permettono di entrare in ciascuno di essi, di sfogliarli, di crearne di nuovi, di condividerli.

Il sistema garantisce poi di poter sincronizzare via iCloud e Drobpox la singola pila, in avanti e indietro (gli eventuali cambiamenti fatti su altri apparecchi vengono riflettuti poi sul nostro iPad alla prossima sincronizzazione) ma non solo: si possono ovviamente esportare i documenti utilizzando vari sistemi. Si possono esportare come documenti di testo semplice (txt), PDF, RTF, ePub e – sussurra lo sviluppatore – presto anche in formato Pages. In più si possono stampare direttamente dall’apparecchio, passare ad altra app compatibile, inviare per email sia nel testo che come allegato.

Interfaccia
Lo sforzo di Daedalus Touch è di essere semplice e al tempo stesso originale. Un esercizio difficile ma non impossibile. I comandi a disposizione non sono molti, ci vuole un tentativo per capire cosa fanno ma poi sono in realtà semplici e potenti. Si può decidere se esportare o cancellare un documento, collegarlo e sincronizzarlo sia su iCloud che su Dropbox (avviene in maniera automatica all’apertura ma poi va rifatto per la chiusura), di cercare e sostituire le parole, di verificare il numero di parole e di lettere scritte, e poi scegliere se visualizzare le righe sullo sfondo della carta (appena accennate e molto eleganti), avere il singolo carattere a disposizione in formato grande o piccolo (questa è una ottima cosa che manca ad esempio a iA Writer) e attivare scelte di font, colore, ortografia, autocorrezione, maiuscole automatiche e così via.

Interessante è che, oltre a poter invocare una pagina di browser dall’interno dell’ambito di scrittura (da cui andare su Google piuttosto che su Wikipedia o vari altri siti) non è comunque possibile dividere lo schermo in due. La pagina web viene comunque “ricordata” e con due tap si riesce a ritirarla fuori. Infine, sopra la tastiera virtuale tradizionale è disponibile una gradevole e semplice tastiera integrativa nera, con tasti più schiacciati, che rimane ovviamente a disposizione anche quando si collega una tastiera Bluetooth.

Usabilità
Non c’è che dire: dopo averci preso la mano, per capire potenzialità e particolarità di questo software, Daedalus Touch è davvero ottimo. L’app è cresciuta costantemente e oggi è un editor di testo “senza fronzoli” ma molto potente. Un altro punto a favore del concetto di markdown, che – se si sa come usarlo – è davvero un metodo potente per dare profondità e formattazione al testo pur rimanendo con un originale di tipo txt semplice. In particolare abbiamo molto apprezzato l’organizzazione in pile perché consente di lavorare su diversi documenti complessi contemporaneamente, seguendo più progetti. Che poi è quello che tutti noi sempre più spesso ci troviamo a fare.

Umna volta afferrata l’impostazione grafica delle pile è poi molto gradevole mettere fuori i vari documenti. Invece, la presenza di un “dock” nel quale si possono trascinare i documenti da passare da una pila all’altra o da conservare lì con il giudizio sospeso e in attesa di capire dove metterli è una cosa che mi lascia un po’ perplesso.

Non abbiamo usato Daedalus Touch per scrivere un romanzo o per gestire la routine quotidiana di lavoro – stiamo provando troppi software di scrittura per riuscire ad adattarci così profondamente da fidarci a trasferire tutta la nostra attività produttiva su una nuova app – ma abbiamo provato a usarla come sistema per prendere appunti e fare brain storming. Alla fine, bastano dei fogli di carta e un po’ di organizzazione. Da quest’ultimo punto di vista Daedalus è deliziosamente leggero e al tempo stesso molto efficace.


Conclusioni
Chi scrive apprezza le app con una grafica leggera, semplice, non intrusiva. Daedalus è ottima da questo punto di vista. E la soluzione delle pile e fogli, con un sistema di pizzichi per entrare e uscire da ciascuna, è azzeccata e ben funzionante quando ci si prende la mano. Più difficile stabilire se il markdown è una rivoluzione oppure no, ma la risposta dipende più che altro dal tipo di scrittura e di documenti che l’utente deve realizzare. Ci sono alcune impuntature nel modo in cui avviene la sincronizzazione con Dropbox ma i vantaggi di questa app sono talmente tanti che non ce la sentiamo di penalizzarla più di tanto. Anche perché offre piccole chicche nascoste e divertenti: se si tocca la parte vuota della barra aggiuntiva di caratteri, si salta direttamente alla fine del testo, mentre se si tengono premuti i tasti neri della stessa barra si ha accesso a una serie di tasti supplementari.

Pro
Ottima interfaccia, semplice e innovativa
Compatibile con iCloud, Dropbox e WebDav
Si può esportare anche in formato zip

Contro
Meccanismo di sincronizzazione molto semplificato a volte impreciso
Occorre un po’ di pratica per capire come funziona l’app perché molte funzioni “premium” sono defilate (ma le istruzioni sono ottime e anche divertenti)

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