Le rivolte dei giorni passati in Francia – scoppiate in seguito alla morte di Nahel, ragazzo di 17 anni ucciso da un agente nella periferia di Parigi – stanno portando il governo d’Oltralpe verso una linea dura e, su suggerimento del presidente Emmanuel Macron, c’è allo studio anche la possibilità di limitare l’accesso ai social media, evocando – tra le altre cose – una non meglio precisata sospensione di «alcune funzionalità».
Macron ha preso di mira i social e ha puntato il dito anche contro i giochi violenti. Lo riferisce NPR citando le parole del presidente della Repubblica Francese: “Sembra quasi che alcuni di loro vogliono sperimentare, sulle strade, videogame dai quali sono rimasti intossicati”, ha riferito Macron in una conferenza stampa del’1° luglio, aggiungendo che i manifestanti usano Snapchat e TikTok per organizzarsi ed emulare violenze “che per i più giovani nasconde una sorta di distacco dalla realtà”.
Da anni si parla di un possibile legame tra videogiochi violenti e aggressività ma più volte studi hanno dimostrato che non vi è alcuna correlazione. L’idea che i videogiochi violenti influenzino negativamente i giocatori è dura da abbattere, e stupisce che Macron, nato nel 1977 e cresciuto dunque nell’era dei giochi elettronici possa ritenere valide tesi senza fondamento secondo le quali i videogiochi violenti influenzino negativamente i loro fruitori.
Christopher Ferguson, professore della Stetson University (Florida) che ha studiato l’impatto di giochi violenti sul pubblico, riferisce di essere sorpreso dal commento di Macron, indicato come “quasi anacronistico”, ritenendo che le violenze in Francia non hanno nulla a che fare con i giochi, e che decenni di ricerca hanno sempre evidenziato l’assenza di qualsiasi tipo di legame tra giochi e comportamenti aggressivi o crimini violenti.
Nel 2021 da uno studio dell’University of London, non è emersa alcuna prova che la violenza contro gli altri aumenti dopo l’uscita di un nuovo videogioco violento. È bene diffidare da approcci semplicemente “moralistici” che sviano l’attenzione sulle reali cause che generano violenza.
Pochi giorni addietro in Francia è stata nel frattempo approvata una legge che consente alle forze dell’ordine di accedere da remoto a fotocamera, microfono e GPS su smartphone e altri dispositivi di persone sospette.