Apple sembra non essere in grado di tenere il passo con gli ordini del Mac Pro. Questo quel che si deve leggere dietro allo scivolamento della data prevista di spedizione della workstation di nuova generazione, passata oggi da marzo ad aprile.
Il salto in avanti di un mese, in realtà, non è così sconvolgente. Apple praticamente dalla data di inizio della commercializzazione, ovvero da dicembre, ha avuto una previsione di due mesi tra l’ordine e la consegna delle macchine. Solo nei primissimi giorni chi ha ordinato il Mac Pro ha avuto la prospettiva di averlo entro un mese. Già a gennaio i Mac Pro in ordine erano dati in spedizione e marzo, ora arrivati a metà febbraio, la data di spedizione viene spostata coerentemente ad aprile.
Questo, tradotto in termini pratici, vuol dire essenzialmente una cosa: la produzione delle macchine non riesce a superare la domanda e dopo avere esaurito le poche scorte accumulate nei primi giorni di avvio dell’assemblaggio, ora Apple produce quel che vende. Poco o nulla si può dire del livello di unità vendute, perchè poco o nulla si conosce del livello di resa degli impianti, che sono nuovi e allestiti appositamente per i Mac Pro. In altre situazioni, se Apple avesse sfruttato assemblatori già sperimentati e stesse lavorando su tecnolologie consolidate, si sarebbe potuto ipotizzare che si è di fronte ad un eccesso di domanda, superiore alle attese, ma nella situazione attuale si può anche semplicemente pensare che debbano essere ottimizzate le linee o la produzione delle componenti (o tutte e due le cose) e che è questa la ragione per cui Cupertino non riesce a creare un magazzino sufficiente a soddisfare le richieste.
Ora resta da vedere che cosa accadrà a marzo. Se anche in quel momento dovessimo assistere ad un altro salto in avanti dei tempi di consegna, spostati a maggio, si potrà cominciare a parlare di qualche difficoltà, perchè se è vero che l’attesa dei Mac Pro era molto alta, e i clienti sono anche disposti ad attendere, è altrettanto vero che l’ondata dei “disposti a tutto” pur di mettere le mani sulle nuove macchine, andrà ad esaurirsi e allora Apple dovrà necessariamente operare anche con tempestività per raccogliere quel pubblico che potrebbe rinunciare all’acquisto di fronte alla prospettiva di attendere due mesi per veder soddisfatto un ordine.