Alla fine dello scorso agosto 2017 lo shock per il mondo Samsung, con la condanna del vice Presidente Lee Jae a cinque anni di reclusione. Nei giorni scorsi, la sentenza di appello che ribalta il verdetto, scarcerando il dirigente.
Ripercorriamo le tappe. Lee Jae-yong, il vice presidente di Samsung, a capo del colosso sudcoreano è stato formalmente incriminato all’inizio dello scorso 2017 per corruzione, appropriazione indebita, occultamento di beni all’estero e falsa testimonianza nell’ambito delle indagini che hanno coinvolto la presidente sudcoreana Park Geun-hye. Accusato di aver versato tangenti per 40 milioni di dollari al fine di ingraziarsi Choi Soon-sil, la principale protagonista dello scandalo di Seul, era stato condannato a cinque anni di reclusione nell’agosto del 2017.
Dopo solo cinque mesi di carcere, l’Alta Corte di Seoul ha annullato la sentenza del tribunale di grado inferiore, non avendo riconosciuto Lee colpevole di corruzione, non essendoci prova del trasferimento illegale di denaro per ricevere favori da Choi Soon-sil; inoltre, la corte d’appello non ha ritenuto Lee nemmeno colpevole di aver occultato beni all’estero. Ancora, in appello sono cadute le accuse di falsa testimonianza davanti all’Assemblea Nazionale nel corso di una audizione lo scorso anno. Delle cinque accuse sostenute contro Lee, insomma, tre sono cadute in appello.
Alla luce di quanto sopra, l’Alta Corte di Seul ha dimezzato la pena detentiva, che rimarrà in sospeso: Lee Jae-yong è ora uomo libero.