Apple ha ottenuto un prolungamento della scadenza, inizialmente prevista per martedì, al termine della quale dovrà prendere una decisione e rispondere alla richiesta del tribunale di aiutare il governo nel recupero dei dati sull’iPhone 5c dell’attentatore di San Bernardino.
In base a quanto si apprende, i cinque giorni di tempo inizialmente concessi alla società di Cupertino sono stati estesi ad otto, traslando quindi l’ultimo giorno utile al 26 febbraio. L’FBI, lo ricordiamo, sostiene che Apple abbia “mezzi tecnici esclusivi” per assistere il governo negli sforzi di acquisire “i dati critici” attualmente protetti dal codice di blocco del dispositivo.
Nella vicenda intercorsa in tribunale, il giudice federale ha ordinato ad Apple di fornire “assistenza tecnica ragionevole” permettendo l’accesso ai dati in questione, bypassando la funzione di inizializzazione dell’iPhone e consentendo agli investigatori un numero illimitato di tentativi per inserire il codice di accesso.
Tim Cook aveva risposto alla richiesta con una lettera aperta, facendo notare che adempiendo alla terza clausola – ovvero installando sostanzialmente una backdoor su tutti gli iPhone – si distruggerebbe tutto quello per cui l’azienda lotta da sempre, minando alla sicurezza e la privacy degli utenti.
Il termine ultimo è fissato per venerdì prossimo: non resta che attendere per scoprire come si evolverà la vicenda, anche se, visto che Cupertino ha assunto dei legali e viste le implicazioni anche economiche derivanti dal calo di fiducia da parte dei clienti, cui Apple andrebbe incontro, aprendo i suoi telefoni, sembra scontato che ci sarà un rifiuto ad adempiere alla richiesta.