Il caso di San Bernardino verrà ricordato «Come uno dei più grandi fallimenti delle relazioni pubbliche dell’FBI» e ancora «La credibilità dell’FBI ha toccato il fondo». Sono le dichiarazioni rilasciate da Tiffiniy Cheng ed Evan Greer, rispettivamente cofondatrice e dirigente PR di Fight for the Future, riportati da Cult of Mac. Si tratta dell’associazione che in USA ha mobilitato migliaia di persone a sostegno di Apple contro le richieste dell’FBI e del Governo USA che richiedevano un intervento forzato di Cupertino, con affollate manifestazioni organizzate in circa 50 città statunitensi.
Per i dirigenti di Fight for the Future l’FBI ha mentito ripetutamente non solo pubblicamente ma anche difronte al tribunale dichiarando che non c’era altro modo di sbloccare l’iPhone di San Bernardino se non con un intervento di Apple che avrebbe dovuto crackare il proprio software e sistema operativo. Per l’associazione è stato fondamentale il supporto degli utenti via Internet e delle campagne online che hanno informato le persone circa i gravi pericoli provocati dalle backdoor. Si può essere o meno d’accordo con il punto di vista di Fight for the Future ma risulta difficile contestare che diversi elementi della strategia dell’FBI abbiano vacillato non poco durante l’intera vicenda, ora conclusa per il caso specifico dell’iPhone di San Bernardino, ma destinata a tornare alla ribalta per la necessità di dover sbloccare altri iPhone coinvolti in indagini da parte delle forze dell’ordine USA.
Ma anche se lo sblocco dell’iPhone, riuscito sembra grazie al contributo della società israeliana Cellbrite, può far pensare alcuni che iOS e i dispositivi mobile Apple non siano in realtà così sicuri come pubblicizzato, l’intera vicenda vede per il momento Apple uscire vincitrice, se non altro per quanto riguarda proprio l’immagine e comunicazione, ma non solo. Per l’intera durata della complessa diatriba la posizione di Cupertino è stata netta e monolitica, fin dalla prima lettera aperta di Tim Cook di rifiuto a collaborare e poi l’intera Apple all’unisono rappresentata dai suoi legali al Congresso e in tribunale. Ma il fatto che Cellbrite e FBI siano riusciti finalmente a sbloccare iPhone, dimostra l’enorme difficoltà della procedura e le sofisticate competenze richieste, una operazione difficilmente alla portata di comuni pirati informatici e truffatori.
In un mondo in cui smartphone, tablet e computer sono attaccati e violati ogni giorno da virus, malware e frodi informatiche (Android e Windows in testa) con pesanti conseguenze per gli utenti comuni, la battaglia dell’FBI per riuscire a sbloccare iPhone dimostra che sì iPhone e iOS 9 non sono inviolabili al 100% ma che accedere ai dati memorizzati e violare il sistema è alla portata di pochi, pochissimi. Una ulteriore dimostrazione di quanto allarmi virus ed esperti rilevano ormai da anni: iOS, iPhone e iPad sono una delle piattaforme mobile più sicure in circolazione. Se un utente oggi è sul mercato per acquistare uno smartphone o un tablet sicuro, per poter lavorare o anche solo per non temere di inserire la propria carta di credito nel profilo per gli acquisti online, la vicenda di San Bernardino offre una chiara indicazione. Quale miglior pubblicità per Apple?