Le batterie dei Galaxy Note 7 che si sono rilevate problematiche arrivando a esplodere o prendere fuoco, sono state testate da Samsung in laboratori di sua proprietà, una pratica diversa da quella adottata da altri produttori. Nel parla il Wall Street Journal spiegando che per l’autorizzazione alla vendita negli Stati Uniti i produttori di telefoni cellulari devono eseguire specifici test in uno dei 28 laboratori certificati da un’organizzazione di categoria degli operatori di telefonia (CTIA, Cellular Telephone Industries Association), il tutto per garantire la conformità con gli standard previsti dall’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE).
Samsung è l’unico produttore di dispositivi che esegue le prove in questione usando strutture di testing di sua proprietà. Apple si appoggia a un laboratorio di terze parti, certificato da CTIA; Lenovo (ora proprietaria del marchio Motorola) e Microsoft, avevano laboratori di proprietà che ora però risultano chiusi. Motorola ha spiegato al quotidiano di avere suoi laboratori ma che esegue i test presso strutture di terze parti certificate CTIA. Huawei e Microsoft non hanno indicato i laboratori usati per le certificazioni.
Secondo un portavoce di Samsung nelle prove di laboratorio eseguite prima della commercializzazione del prodotto non sarebbero emersi problemi. In una dichiarazione diramata venerdì 14 ottobre, l’azienda ha detto che è sua intenzione attivare “cambiamenti rilevanti” nelle sue procedure di certificazione della qualità alla luce di quanto accaduto con il Note 7. Non è chiaro se i sudcoreani continueranno a usare i propri laboratori o affidarsi a terze parti.
Tom Sawanobori, chief technology officer di CTIA, spiega che gli audit-test eseguiti dall’associazione sono eseguiti da personale qualificato verificando il rispetto di standard e senza condizionamenti dai produttori. Le prove sono eseguite presso strutture separate e con controlli distinti. “Abbiamo certificato 1500 tipologie di batterie” spiega Sawanobori; “è la prima volta che abbiamo avuto un problema”. La scorsa settimana gli ingegneri dei certification labs di CTIA si sono riuniti ad Atlanta per l’annuale incontro; sono circolate voci di corridoio sulle possibili cause che hanno provocato il problema batterie a Samsung, ma al momento nessuno di loro sa con certezza la causa di quanto accaduto.
All’inizio degli anni 2000, con la proliferazione dei telefoni cellulari in tutto il mondo, erano state commercializzate batterie che presentavano vari difetti. Come risposta, CTIA, la Consumer Product Safety Commission statunitense e l’IEEE hanno lavorato congiuntamente alla creazione di un programma di testing volontario, gestito da allora dalla CTIA.
Eddie Forouzan, membro del comitato dell’IEEE che ha sviluppato gli standard per i test, dice che l’adozione del sistema ha ridotto significativamente i problemi e che il tasso di fallimento nelle batterie dei telefoni cellulari è passato dall’essere misurato da parti per milioni a parti per miliardi.
Forouzan evidenzia che consentire ai produttori di gestire laboratori che si occupano di testing, potrebbe causare conflitti di interesse. John Copeland, un uomo che ha lavorato per i laboratori Motorola e ora si lavora in laboratori di testing di Atlanta, speiga che i produttori di cellulari preferiscono usare loro laboratori perché questo consentirebbe alle aziende di proteggere segreti industriali.
Jason Howard, presidente del gruppo di lavoro dell’IEEE che ha elaborato gli standard per le certificazioni delle batterie spiega che vedere aziende che certificano i propri stessi prodotti potrebbe essere vista come una stranezza ma si tratta di una pratica comune per molti standard ed è un modo per arrivare prima sul mercato, senza attendere risultati da laboratori di terze parti magari impegnati nel testing di altri dispositivi.
Per la certificazione CTIA, le batterie degli smartphone sono testate da sole e all’interno dei dispostivi spiega Kim Tae-young, direttore del Korea Testing Laboratory, l’unico laboratorio certificato CTIA presente in Corea del Sud. Le prove consistono nel verificare se gli accumulatori funzionano correttamente quando un telefono è in carica e quando è usato per telefonare (la modalità che provoca tipicamente riscaldamento). “Priviamo le batterie anche in ambienti con temperature elevate simulando le condizioni atmosferiche estive, monitorando potenziali problemi di surriscaldamento e pericoli da combustione”.
Samsung sta lavorando attivamente per cercare di capire i motivi che in alcuni casi hanno portato i dispositivi a prendere fuoco. Sono tante le ipotesi, le ultime puntano sulla dimensione delle batterie, forse troppo grandi per il loro alloggiamento, un problema che potrebbe avere creato compressione negli angoli producendo un corto circuito fra i componenti della batteria. Altri sospetti puntano sulla ricarica veloce, una funzionalità che potrebbe dopo un determinato periodo influire sul funzionamento di qualche componente.
Time intanto spiega che avere deciso di ritirare il Galaxy Note 7 dal mercato è stata una decisione saggia, la migliore possibile e quella che probabilmente consentirà di salvaguardare l’immagine del brand Samsung nel suo complesso. La situazione ricorda un po’ quella che dovette affrontare Firestone nel 2000: la multinazionale produttrice di pneumatici per auto mise in commercio alcuni pneumatici difettosi che, per il distacco del battistrada, provocarono incidenti stradali e la morte di alcune persone; inizialmente tentò di negare qualsiasi responsabilità cercando di minimizzare l’accaduto ma fu costretta a ritirare dal commercio sei milioni e mezzo di pneumatici e fornire nuove gomme agli automobilisti. Dopo 20 anni il brand è ancora vivo e vegeto e le mosse drastiche di allora si rivelarono alla fine efficaci dal punto di vista della fiducia dei consumatori. Samsung deve fare chiarezza, individuare con esattezza il problema, rendere noti tutti i dettagli al pubblico, alle autorità e dimostrare di avere apprezo la lezione: solo così potrà iano riottenere la fiducia di quanti ora associano il brand alle batterie esplosive.