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La questione dei Galaxy Note 7 esplosivi è ormai tristemente nota, ma ciò che non è ancora chiaro, nemmeno internamente, è la motivazione che porta i dispositivi a prendere fuoco. Per questo, secondo fonti vicine alla faccenda, come riporta il WSJ, Samsung è stata frettolosa nel ritirarli dal mercato, tirandosi così la zappa sui piedi.
Nel ricordare l’intera questione, il Wall Street Journal fa luce sugli eventi che hanno portato al ritiro dei Note 7 dal mercato, e allo stop della produzione. Dapprima Samsung ha accusato le batterie prodotte dalla sua controllata SDI; dopo, sostituita quella partita di Note 7, con altri equipaggiati da batterie prodotte da ATL, il problema ha continuato a manifestarsi.
Considerato, allora, che la batteria non era il problema, o almeno non era l’unico, secondo le fonti citate dal WSJ, Samsung è stata piuttosto frettolosa nel ritirare i Note 7 dal mercato, senza nemmeno esperire il processo formale previsto dalla Commissione per la sicurezza dei consumatori. Da un lato, allora, sembra che la società abbia preferito mettersi al sicuro e salvaguardare la sicurezza dei consumatori, anche a costo di subire perdite indenti; dall’altro, però, non ha avuto tempo di studiare le cause che hanno portato i Note ad esplodere.
I risvolti negativi sulla faccenda, però, sono arrivati anche per Galaxy S8, che il WSJ riporta aver subito un ritardo di almeno due settimane, per consentire ai team interni Samsung di studiare il problema, per far sì che non si verifichi nuovamente una situazione simile. Ad ogni modo, il prossimo flagship della casa sud coreana dovrebbe essere mostrato al MWC 2017 prossimo, come da programma.