Continuano i problemi per Huawei e l’ultimo grattacapo è lo stop alla fornitura di alcuni componenti fondamentali per i suoi telefoni. Stando a quanto riferisce il giornale sudcoreano Chosun llbo, Samsung e il produttore di memorie SK Hynix hanno intenzione dal 15 settembre di sospendere la fornitura di componenti all’azienda cinese.
La sospensione è legata alle restrizioni annunciate ad agosto dal Dipartimento per il Commercio degli Stati Uniti che obbliga vari fornitori a non lavorare con l’azienda cinese. Le restrizioni del Commerce Department USA proibiscono ad aziende non statunitensi di vendere componenti ad Huawei creati usando attrezzature o software prodotti negli USA. L’embargo ha già intaccato in vari modi le attività di Huawei. Il CEO Richard Yu ad agosto ha riferito che il Mate 40 sarebbe stato l’ultimo smartphone con chip Kirin, spiegando che la produzione di questi chip terminerà il 15 settembre, a causa delle restrizioni imposte dal governo statunitense. Le sanzioni USA impediscono a TSMC di realizzare i chip per conto di HiSilicon, sussidiaria di Huawei che progetta i SoC su licenza ARM. Per i futuri smartphone l’azienda si dovrebbe appoggiare a MediaTek.
A maggio dello scorso anno gli USA hanno bloccato vari accordi commerciali impedendo ad esempio la presenza dei software Google sui dispositivi Android cinesi; questo embargo è stato tato esteso fino a maggio 2021. Un diverso ban risale a maggio di quest’anno e rende impossibile utilizzare tecnologie USA per la produzione dei chip Kirin, senza una specifica licenza, elemento che ha costretto TSMC ad interrompere ogni rapporto con Huawei.
Gli embarghi costeranno cari sia a Samsung, sia a SK Hynix; nel caso del produttore di memorie, il 40% dei 13,3 miliardi di entrate della prima metà del 2020 sono finora arrivate dalla Cina. Huawei ha provato a ridurre la dipendenza dai produttori di chip stranieri reperendo componenti dalla fonderia cinese SMIC (Semiconductor Manufacturing International Corp) produttrice del chip Kirin 710A a 14 nanometri ma anche questa è da tempo sotto l’occhio del ciclone dell’amministrazione USA. Il Paese del Dragone potrebbe a sua volta decidere per una rappresaglia decidendo di colpire le società USA che contano su manifattura e produzione dislocati in Cina. Da mesi diversi report indicano proprio in Apple una delle società che la Cina potrebbe colpire in risposta.
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