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Samsung ammette: «I Note 7 esplodevano per due errori nel design delle batterie»

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Nel corso di una conferenza live che si è svolta questa notte, Samsung ha presentato le conclusioni delle sue indagini sui problemi dei Galaxy Note 7 che prendevano fuoco spiegando che la causa aveva a che fare con cortocircuiti all’interno delle batterie prodotte da due diverse aziende (SDI di proprietà Samsung, e da ATL/Amperex Technology, azienda con sede ad Hong Kong che produce gli accumulatori in fabbriche cinesi).

Samsung afferma che per il caso della batteria prodotta dall’azienda controllata è stato identificato un problema di progettazione nell’angolo in alto a destra che ha provocato la piegatura degli elettrodi e causato il corto circuito; il secondo problema (quello della batteria di un diverso fornitore) sarebbe stato causato da difetti nelle saldature che anche in questo caso hanno provocato cortocircuiti e innescato incendi.

Da subito era sembrato ovvio che i troppi episodi accaduti, che hanno costretto l’azienda al ritiro globale, avessero a che fare con le batterie ma le indagini dovevano appurare esattamente la natura del problema. Anche UL, un secondo organismo investigativo indipendente incaricato di indagare sull’accaduto, è arrivato alle stesse conclusioni: “In breve, problematiche di design e nella fabbricazione delle batterie hanno provocato il fallimento dei dispositivi Note 7”. Il terzo gruppo investigativo, Exponent, ha evidenziato che “l’importante segnale da portare a casa è che l’elettronica non ha contribuito al fallimento delle celle dei due produttori”.

Stando a quanto riporta Korea Herald, Koh Dong-jin, presidente e mobile chief di Samsung, ha chiesto scusa e si è impegnato ad assicurare misure di controllo, inclusa la costituzione di un Battery Advisory Group con esperti esterni all’azienda che si occuperanno di innovazioni e migliorare la sicurezza relativa alle batterie.

Per rispondere alle preoccupazioni delle autorità di regolamentazione ed evitare il presentarsi di nuovi problemi in futuro, Samsung avrebbe attivato un procedimento che prevede otto diversi controlli, ispezioni e procedure a garanzia di qualità nella fabbricazione; a questo scopo sono stati reclutati ingegneri e dirigenti senior. Le aziende reclutate per le verifiche sono le statunitensi UL ed Exponent, mentre un’azienda tedesca, TÜV Rheinland, si occuperà di problematiche relative alla catena di approvvigionamento.

“Oggi più che mai” ha detto Koh nel corso della conferenza stampa che si è svolta presso il quartier generale dell’azienda a Seoul, “siamo determinati a guadagnare la fiducia dei nostri clienti mediante innovazioni che ridefiniscono quanto possibile in termini di sicurezza, nonché un passaggio verso possibilità illimitate ed eccezionali nuove esperienze”.

Dopo il ritiro del dispositivo a livello mondiale (l’azienda dice che il 96% degli utenti ha restituito il prodotto), Samsung ha compiuto sforzi importanti per capire l’esatta causa del problema che ha provocato incendi ed esplosioni. Secondo la casa sud coreana 700 ricercatori e ingegneri dell’azienda sono riusciti a replicare gli incidenti testando oltre 20.000 dispositivi e 30.000 batterie. Alle indagini hanno partecipato esperti di organizzazioni di certificazione indipendenti quali UL, Exponent e TÜV Rheinland.

Indagini interne a parte, nel frattempo l’U.S. Consumer Product Safety Commission, sta completando sue ricerche separate sulla questione; le indagini continueranno anche dopo le indicazioni ufficiali del produttore sull’accaduto.

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