Ricattato e sotto accusa. È questo quel che accade a Lee Kun-hee, presidente del Samsung Group, finito nel mirino della stampa sulla scorta di voci secondo le quali la magistratura della Corea del Sud gli avrebbe comunicato l’avvio di una procedimento per adescamento di prostitute
Le accuse sono emerse la scorsa settimana sulla scia dell’apparizione on line sul sito Internet Newstapa di alcuni fotogrammi di un filmato che mostrerebbe un uomo che sembra Lee parlare più volte con donne che dovrebbero essere prostitute. I fatti risalirebbero al 2011 e il 2013, come ha precisato un meglio identificato funzionario che lavora nell’ufficio del Procuratore del distretto centrale di Seoul, al New York Post
La Corea ha una legislazione particolarmente severa nel campo. L’esercizio della prostituzione, il favoreggiamento e l’induzione alla prostituzione nel paese è un crimine punibile fino a un anno di reclusione o una multa di 3 milioni di won (2600$).
Newstapa non ha rivelato in che modo ha ottenuto i filmati, ma spiega che questi sono stati girati da una delle donne alle quali si sarebbe rivolto Lee. Prima di passare il tutto ai giornalisti, gli autori dei filmati avrebbero cercato di ricattare Lee e il Samsung Group. Il presidente dell’azienda sarebbe quindi per alcuni aspetti una vittima della vicenda.
In realtà anche se il reato fosse confermato, per Lee, 74 anni e il merito di avere contribuito al grande successo del gruppo, non ci dovrebbero essere conseguenze visto che, sfortutamente per lui, è ricoverato in ospedale a causa di un infarto che l’ha colpito nel 2014 e sarebbe in stato d’incoscienza e incapace di svolgere i suoi compiti. Un giornale on line coreano ne aveva anche annunciato la morte, mantenendo il punto per alcuni mesi, salvo poi ritirare l’articolo per non essere stato in grado di avere ulteriori conferme del decesso.