Provate a chiedere a chi già oggi si distrae con film e videogiochi in Realtà Virtuale qual è il limite più grande di questa tecnologia, e vi sentirete rispondere: l’effetto Screen Door. Tradotto dall’inglese, l’effetto “porta sullo schermo” è praticamente un artefatto visivo dei display in cui le linee sottili che separano i pixel diventano visibili.
Questo difetto era largamente presente nei primi display e nel tempo, grazie all’evoluzione tecnologica nel campo delle risoluzioni, è sparito dall’immaginario collettivo, per tornare soltanto di recente proprio con l’ingresso della Realtà Virtuale. In questo ambito infatti lo schermo viene posizionato a pochi centimetri dagli occhi: non solo quindi si tornano a vedere le linee che separano i pixel, ma talvolta anche i pixel stessi.
I visori in 4K e 6K non sono ancora sufficienti per eliminare completamente questo collo di bottiglia, però Samsung ha pronta la soluzione: uno schermo da 10.000 ppi (acronimo di punti per pollice, ndr) realizzato in collaborazione con l’università di Stanford. Si tratta di un pannello OLED sviluppato con l’Institute of Electrical and Electronics Engineers, l’associazione internazionale di scienziati professionisti meglio conosciuta come IEEE Spectrum, con una risoluzione che è ben al di sopra di qualsiasi altra che attualmente troviamo nei display esistenti.
Per avere un termine di paragone, lo schermo da 6.1″ dei nuovi iPhone serie 12, quello che Apple chiama Super Retina XDR, ha una risoluzione pari a 2.532 x 1.170 pixel, che corrispondono a 460 ppi. Se non ricordiamo male, al momento il dispositivo commerciale con il valore di ppi più alto è il Sony Xperia 1 II, che col suo schermo da 6.5″ in formato 21:9 e una risoluzione pari a 1.644 x 3.840 pixel, raggiunge i 644 punti per pollice.
Come dicevamo, su un dispositivo così piccolo distinguere i pixel è praticamente impossibile, ma quando lo schermo si trova a pochi centimetri di distanza dagli occhi allora il discorso cambia. E pure la risoluzione. Anche su un moderno visore VR come l’Oculus Quest 2 la tecnologia attuale è parecchio limitata da questo punto di vista, ma la nuova tecnologia newOLED progettata da Samsung e dall’Università di Stanford potrebbe finalmente cambiare le carte in tavola.
Nel bollettino pubblicato pochi giorni fa dall’università si legge che questa nuova tecnologia utilizza delle pellicole che emettono luce bianca tra strati riflettenti, uno d’argento e un altro fatto di un metallo riflettente con ondulazioni di dimensioni nanometriche. Una sorta di “metasuperficie ottica” che di fatto modifica le proprietà riflettenti dello schermo e consente ai colori di “risuonare” attraverso i pixel. Questo porta ad avere questi valori di ppi così alti, per altro senza compromettere la luminosità, specialmente sui bianchi, mantenendo insomma quella a cui siamo abituati oggi dagli attuali TV OLED.
L’immagine che ne risulta è praticamente impeccabile: il display Samsung da 10.000 ppi promette niente effetto Screen Door, niente pixel visibili ad occhio nudo. Quel che manca ora è la potenza di calcolo, perché per elaborare queste risoluzioni ne serve parecchia. Ma almeno adesso la tecnologia OLED non è più un ostacolo: questo significa che non è tanto questione di “se”, ma piuttosto di “quando” e “dove” troveremo questa risoluzione in un prodotto commerciale.