Samsung farà ricorso contro la sentenza del tribunale, per impugnare la condanna che impone al colosso sud coreano di rimborsare ad Apple 120 milioni di dollari. Secondo gli avvocati di Samsung la sentenza non è supportata da prove: i legali della multinazionale di Suwon hanno così anticipato che verrà inoltrata una richiesta per la revisione della sentenza e, se necessario, anche il ricorso in appello.
Le dichiarazioni sulle intenzioni di Samsung di procedere con il ricorso hanno colto di sorpresa media e osservatori: in generale, anche se Samsung è stata condannata, l’entità del rimborso dovuto risulta notevolmente ridotta rispetto alle richieste iniziali avanzate da Cupertino, pari a ben 2,2 miliardi di dollari per cinque brevetti contestati. Per questa ragione il rimborso imposto dalla corte a Samsung di 120 milioni di dollari è stato interpretato all’unanimità come una vittoria per la multinazionale dei Galaxy.
Non è invece di questo parere John Quinn, principale avvocato di Samsung che critica la sentenza e anticipa i ricorsi in arrivo: “Naturalmente siamo lieti che la giuria abbia assegnato ad Apple il 6 per cento di quanto chiedevano” subito precisando: “Ma nemmeno questo può bastare, perché Apple non ha fornito prove circostanziali e non ha fornito nulla per sostituirle, così si è ottenuto un verdetto non supportato dalle prove, e questo è solamente uno dei problemi”.
Sembra così che l’obiettivo del ricorso di Samsung sia quello non solo di ridurre ma addirittura di azzerare il rimborso stabilito dal tribunale. Esperti del sistema legale statunitense hanno dichiarato che la scelta di richiedere il ricorso o l’appello hanno senso: anche se l’importo di 120 milioni di dollari risulta notevolmente inferiore alle richieste avanzate da Cupertino, a questo punto della diatriba legale per Samsung risulta meno oneroso ricorrere in appello piuttosto che pagare immediatamente la somma imposta. Anche nel caso in cui non sia possibile ottenere l’azzeramento completo del dovuto, anche una piccola riduzione percentuale nell’ordine del 10% o del 20% del totale giustificherebbe le spese legali per sostenere il ricorso.