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In vista del lancio del Samsung Galaxy S8, l’azienda ha rilasciato una dichiarazione per quanto riguarda i piani per riciclare i Galaxy Note 7 che con le loro esplosioni hanno dato tanti grattacapi all’azienda.
Il processo consterà di tre parti: salvare le componenti recuperabili, quali moduli della fotocamera e i semiconduttori, estrarre parti metalliche con l’aiuto di società terze “eco-friendly”, e vendere dispositivi ricondizionati qualora possibile.
Samsung ha confermato che lavorerà con le autorità locali per vendere i Galaxy Note 7 come dispositivi ricondizionati: la nuova incarnazione del phablet sarà dotato di una batteria più piccola per evitare il surriscaldamento e la combustione. Per il momento Samsung non ha ancora definito in quali mercati saranno disponibili i Galaxy Note 7 ricondizionati, l’azienda sta ancora contrattando con le autorità locali di alcuni Paesi.
“L’obiettivo del voler introdurre dispositivi ricondizionati è unicamente quello di ridurre e minimizzare l’impatto ambientale” ha dichiarato Samsung in un comunicato. Inoltre il dispositivo potrebbe avere anche un nuovo nome e non chiamarsi più Galaxy Note 7: “I dettagli del prodotto, tra cui nome, specifiche tecniche e fascia di prezzo saranno annunciati quando il dispositivo sarà disponibile”.
Il piano di riciclaggio di Samsung è stato presentato dopo che i manifestanti di Greenpeace hanno interrotto il keynote di Samsung del Mobile World Congress del mese scorso, chiedendo di sapere ciò che l’azienda farà con i 4,3 milioni di dispositivi richiamati.
Un’iniziativa che Greenpeace pare avere apprezzato: “L’annuncio di Samsung è il primo passo per dimostrare il suo impegno per impostare un nuovo percorso per il riciclaggio degli smartphone, a partire dal Galaxy Note 7” ha scritto Greenpeace in un post sul blog. “Greenpeace farà in modo che Samsung prenda in considerazione la voce di milioni di nostri sostenitori e che voglia rispettare il suo impegno.”