Apple ci ha stupito con una WWDC17 piena di annunci hardware. Una vera slavina di prodotti che hanno rallegrato lo spirito degli utenti Mac. Portatili più veloci e performanti, iMac super-potenti, un inedito “mostro” chiamato iMac Pro e ancora non abbiamo visto come sarà il Mac Pro, ma a questo punto speriamo tutti per il meglio. Anche il buon vecchio MacBook Air ha preso una mano di vernice di MHz, saltando direttamente dal 2015 al 2017.
C’è però una vocina che si fa sentire da dietro le quinte. Un piccolo che è stato forse abbandonato e manda qualche flebile segnale. Lo vogliamo raccogliere qui.
Si tratta del piccolo Mac mini, computer presentato da Steve Jobs nel lontano 2005, ancora in piena era PowerPc. Vi ricordate? Era il computer “Bring Your Own Keyboard and Mouse”, portatevi il vostro mouse e tastiera. Il Mac mini te lo vendevano così, in una scatola che sembra più una casserola (e nel tempo si è ridotta ulteriormente) che sforna un piccolo parallelepipedo di alluminio, con uno sbaffo nero dietro e senza neanche più la feritoria del DDV davanti.
Chi scrive ne sfrutta i buoni servigi da molto tempo. Prima come media center familiare, accovacciato sotto la televisione, poi sostituito dall’ottima Apple TV e trasferito sotto l’Apple Cinema Display utilizzato precedentemente per il MacBook Air 11. Adesso il portatile vive “sganciato” dal monitor, gestito in eslcusiva dal Mac mini, creando per chi scrive di fatto una soluzione basata su due e non più un solo computer (più iPhone e iPad) per un motivo.
Il motivo – non c’entra molto con la storia del Mac mini ma vale la pena raccontarlo brevemente – è il cloud. Quello di Apple, finalmente all’altezza con iCloud, e quello di Dropbox (meno per quanto riguarda Azure di Microsoft o Drive di Google) che permettono di avere documenti contemporaneamente su più apparecchi senza impazzire con la sincronizzazione.
Certo, un solo computer è più semplice, ma due si gestisce benissimo, anche perché il computer fisso, cioè il Mac mini, sfrutta la connessione residenziale e si sincronizza in pochi secondi. Ci mette quasi più tempo ad avviare, ed è veloce perché dotato di unità SSD oltre al suo disco fisso di serie (un aggiornamento che ci sentiamo di suggerire a tutti gli utenti).
Torniamo al soldato Mac mini. Apple non l’ha aggiornato. Sicuramente non è una priorità per l’azienda in questo momento, anche se il piccoletto può fare ancora molto. Ci si chiede come mai, e la risposta non è facile da trovare. La più probabile è che c’è un discreto ingorgo di cose da fare a Cupertino. Un nuovo computer via l’altro, schede da riprogettare, scocche da rivedere, iMac Pro da immaginare e Mac Pro da sognare. Insomma, ci vuole un po’ di tempo e forse per il piccolo, umile Mac mini di tempo a questo giro non ce n’è stato abbastanza.
Peccato. Speriamo che Apple, che ha ascoltato molto gli sviluppatori e gli utenti nell’ultimo anno, ascolti ancora un pochino e ci faccia sognare, magari con una terza versione di Mac mini ancora più piccola ed economica, pronta per nuove avvenuture. Oppure sarà il piccoletto il candidato per il passaggio ad ARM?