L’Italia risale la classifica della spam. È Sophos a mettere il nostro paese in salita nella poco onorevole classifica dello spam relativa al primo trimestre 2015, nota come “SPAMPIONSHIP”.
Il ranking analizza la quantità di SPAM prodotta dai vari Paesi, in termini di volume assoluto e di popolazione. I paesi che occupano la classifica dello spam in termini di volumi assoluti sono quasi sempre gli stessi dal 2014. Taiwan, in 12° ed ultima posizione nel Q4 del 2014, è uscito dalla graduatoria (è adesso al 18° posto), mentre l’Italia, quindicesima l’ultima volta, entra in classifica al 9° posto. Gli altri 11 paesi sono rimasti gli stessi e si sono semplicemente scambiati le posizioni.
La Cina aveva raggiunto la vetta della Spampionship per la prima volta nello scorso trimestre, con un invio di spam pari a un sesto della quantità totale a livello mondiale. I motivi per spiegare l’impennata del volume di spam prodotto dalla Cina non sono del tutto chiari. Uno di questi potrebbe essere costituito da una serie di problemi temporanei che ha colpito il Great Firewall, il sistema di sorveglianza di Internet che permette sia di bloccare l’accesso ai siti vietati dal Governo cinese, sia di monitorare il traffico dati in entrata e in uscita dal paese. Il primato in classifica poteva anche significare che la diffusione di Internet in Cina aveva superato quella negli Stati Uniti. Sta di fatto che la Cina è scesa al 6° posto, con un ventesimo dello spam mondiale, mentre gli Stati Uniti sono tornati in prima posizione.
Il Vietnam continua la sua scalata, arrivando subito alle spalle degli Stati Uniti. Vero è che il paese asiatico ha un’economia in espansione, ma la sua popolazione è pari a quella della Germania, che occupa l’ultimo posto della classifica. Si profila così una sorta di sfida per i vietnamiti ovvero l’uscita dalla Spampionship il prima possibile. Se ciò accadesse, sarebbe, in primis, una buona cosa per tutti gli abitanti, visto che ci sarebbero meno malintenzionati a curiosare nei file privati. Sarebbe poi meglio per il Vietnam, che fornirebbe meno appoggio ai cybercriminali, e per tutti noi: meno spam da cui guardarci!
Per quanto riguarda il grafico relativo al volume di spam prodotto per abitante, colpisce l’assenza della Svizzera, in una rassicurante 31° posizione, che aveva vinto una poco virtuosa medaglia di bronzo nel Q2 e nel Q3 del 2014, per poi scendere al 12° posto nel Q4. Il caso elvetico potrebbe costituire un incoraggiante esempio per il Vietnam, nella top ten anche di questa classifica.
l paese che complessivamente attira di più l’attenzione è la Moldavia, che è diventata la nazione con la maggiore produzione di spam per abitante. Il dato più preoccupante è che lo spam inviato per persona è addirittura più del doppio di quello della Bulgaria, che sale sul podio per la terza volta consecutiva. Secondo SophosLabs, la crescita esponenziale dello spam della Moldavia è dovuta a una sorta di deviazione dallo schema consueto dei computer infettati da zombie e malware. La maggior parte dello spam proviene da un ristretto numero di hosting provider, la cui notevole larghezza di banda disponibile è stata determinante per raggiungere un picco di spam così elevato.
Desta perplessità anche la posizione di Isreale, quinta negli ultimi tre trimestri. Israele è un paese molto sviluppato tecnologicamente, dove negli ultimi due decenni numerose aziende IT hanno trovato terreno fertile per sviluppare valide soluzioni di sicurezza informatica. Ciononostante, il paese continua ad avere un certo peso all’interno della Spampionship. Visto che si tratta di una classifica che nessuno vuole vincere, bisogna trovare un rimedio al più presto. Le ricerche di SophosLab hanno evidenziato che in questo caso non ci sono hosting provider a cui addossare la colpa.