In Russia è stata avviata una causa civile contro Google. Big G è accusata della mancata ottemperanza a un requisito giuridico che obbliga alla rimozione di alcuni risultati dalle ricerche, siti “bannati” che a detta di Mosca contengono informazioni “illegali”.
Il cosiddetto Roskomnadzor – “Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa” – al momento prevede per il mancato adeguamento multe per 700.000 rubli (circa 9.000 euro) ma il governo di Vladimir Putin potrebbe portare le sanzioni all’1% del fatturato annuale generato nel Paese. Considerando che in Russia Big G ha fatturato nel 2017 45,2 miliardi di rubli o 687 milioni di dollari (così riporta il sistema di analytics Spark), in caso di violazioni dimostrate, la sanzione potrebbe ammontare a quasi 7 milioni di dollari.
In passato il Roscomnadzor ha accusato Facebook e Google di non aver rispettato le leggi locali, ha bloccato l’accesso a LinkedIn nel 2016 e ha provato a fare lo stesso con il servizio di messaggistica di Telegram ad aprile di quest’anno per via dei meccanismi di cifratura sfruttati nei messaggi. Le conclusioni dovrebbero essere note a dicembre e potrebbe coinvolgere anche Whatsapp.