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Chi ruba in negozio rischia grosso con il riconoscimento facciale in UK

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Il New York Times riferisce di sistemi di riconoscimento facciale in uso in alcuni negozi del Regno Unito per individuare i taccheggiatori, sfruttando un software denominato Facewatch che consente di individuare taccheggiatori abituali ogni volta che questi entrano in un negozio.

Facewatch è al momento utilizzato in circa 400 negozi in tutta la Gran Bretagna e sfrutta un sistema di riconoscimento facciale realizzato da Real Networks e Amazon. È in grado di segnalare recidivi e il taccheggiatore identificato come tale rimane segnalato per un anno prima di essere eliminato dall’archivio del sistema.

Per meno di 250 sterline al mese (circa 290 euro), Facewatch offre accesso a una lista di “osservati speciali” che i negozianti possono condividere tra loro. Quando Facewatch individua un volto tra quelli segnalati, parte una segnalazione allo smartphone di un dipendente e questi possono decidere di tenere d’occhio il soggetto o chiedere allo stesso di uscire dal negozio.

Simon Mackenzie, addetto alla sicurezza di un discount, riferisce che il sistema aggiunge mediamente uno o due volti nuovi a settimana, principalmente persone che rubano pannolini, generi alimentari, articoli per animali domestici e altri beni a basso costo. L’addetto alla sicurezza riferisce di comprendere che molti sono costretti a fare quello che fanno per ristrettezze economiche ma il numero di beni sottratti è talmente elevato da rendere fondamentale l’adozione di meccanismi di sicurezza come il riconoscimento facciale e che almeno una volta al giorno parte un allarme per segnalare la presenza di taccheggiatori nel negozio dove lavora.

Regno Unito, il riconoscimento facciale per individuare taccheggiatori nei negozi
Foto di Collin – Unsplash

Nel Regno Unito sono in uso moltissimi sistemi di riconoscimento facciale e le autorità di regolamentazione ne approvano l’uso. La polizia di Londra e Cardiff sta sperimentando il sistema per identificare criminali che camminano per strada. A maggio il sistema è stato sfruttato per scandagliare la folla in occasione dell’incoronazione di re Carlo III ma l’uso nei negozi ha sollevato critiche, indicato come una soluzione sproporzionata rispetto all’entità dei reati.

Non è chiaro se e come sia possibile sapere se qualcuno finisce nei database di individui etichettati come taccheggiatori o impugnare l’eventuale presenza in questi archivi. Lo scorso anno, nell’ambito di un’azione legale portata avanti da Big Brother Watch – organizzazione che si occupa di libertà civili – il sistema è stato definito “orwelliano all’estremo”. Madeleine Stone, responsabile giuridica e delle politiche di Big Brother Watch, ha affermato che Facewatch sta rendendo normale controlli di sicurezza sulla falsariga di quelli che avvengono in aeroporto, solo per comprare un litro di latte.

Il fondatore dell’azienda che ha sviluppato Facewatch riferisce che il sistema è in grado di identificare volti in pochi secondi, confrontarli con quelli presenti in un database e far partire una segnalazione. “Gli errori sono rari ma possono succedere”, spiega. “Se accade, riconosciamo l’errore, ci scusiamo, cancelliamo i dati per impedire il ripetersi del problema e offriamo un risarcimento proporzionato”.

Fraser Sampson, sovrintendente del governo che si occupa di biometria e sistemi di sorveglianza, afferma di comprendere le perplessità ma riferisce che in termini di “velocità, scalabilità, accuratezza e costi”, le tecnologie di riconoscimento facciale possono essere utili in varie aree, presentate come un cambiamento rivoluzionario. “L’arrivo e la distribuzione di questi sistemi, è probabilmente inevitabile”.

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