Nei musei di Firenze è in atto una vera e propria rivoluzione tablet: presto, se il Ministero dei beni culturali darà il via libera, non ci sarà più il cartello del divieto di portare con sé una macchina fotografica, ma quello di ingresso libero per iPad e per tutti gli altri dispositivi portatili con cui il visitatore potrà filmare e scattare foto.
La Soprintendenza di Firenze ha presentato domanda al Mibac per ammorbidire la normativa che vieta la possibilità di riprodurre con la macchina fotografica opere d’arte nelle sale museali e di scattare con il flash. La legge Ronchey del 1993 ha imposto uno stop rigidissimo alle riprese e agli scatti nei musei civici per i visitatori.
I musei di Firenze stanno gridando basta al divieto. Motivati, più che dalla curiosità di sperimentare nuovi modi per la fruizione dell’opera d’arte, dal desiderio di accontentare i visitatori e di evitare scontri con turisti stranieri armati di tablet, hanno fatto autonomamente il primo passo e sono partiti con una sperimentazione alle Gallerie dell’Accademia: per una decina di giorni durante le vacanze natalizie i visitatori hanno avuto il permesso di entrare nelle sale con il proprio iPad, iPhone o con gli altri dispositivi portatili e di utilizzarli per fotografarsi sotto il David, per filmare un momento della propria gita culturale o per immortalare dettagli delle opere. Sempre senza l’uso del flash, naturalmente.
Sicuramente, mentre gli storici dell’arte e i curatori più rispettosi storceranno il naso e scuoteranno la testa già di fronte alla richiesta della Soprintendenza fiorentina al Mibac, i visitatori abituati alle regole molto più morbide di alcuni musei stranieri (al museo del Louvre la Gioconda si è guadagnata il titolo di dipinto più fotografato al mondo) tireranno un sospiro di sollievo.
Peccato, però, se davvero dietro a questa richiesta ci sia solo la necessità di far fronte ai continui equivoci con i turisti. Anche se c’è un’attenzione alle novità della tecnologia, gli stessi musei di Fireze offrono app interessanti e con contenuti di qualità, mancherebbe ancora una riflessione più profonda da parte dei professionisti dell’arte italiani, certamente preoccupati per la conservazione di affreschi e tele preziosissimi, ma forse ancora un po’ impauriti che l’opera d’arte perda la sua “aura”, come scriveva Walter Benjamin quasi un secolo fa nel suo saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Se per il filosofo tedesco allora erano cinema, fonografo e fotografia a mettere in discussione l’autenticità delle opere, oggi lo stesso Benjamin avrebbe scritto della rivoluzione nella fruizione delle opere legata alla diffusione di iPad, iPhone e degli altri dispositivi portatili, con le fotocamere, le videocamere e le applicazioni.