Com’era immaginabile è arrivata la prima risposta ufficiale di Huawei al bando di Android, messa in atto da Google in ottemperanza al decreto firmato dal Presidente USA Donald Trump. Un ordine esecutivo che non solo impedisce alle società USA di acquistare dispositivi Huawei, ma che vieta loro di fornire a Huawei software, processori, prodotti e tecnologie USA.
Gli utenti di terminali Huawei e Honor continueranno a ricevere gli aggiornamenti di sicurezza. Al contrario di quanto si ritevena inizialmente, Google precisa che gli utenti di dispositivi Huawei e Honor potranno continuare ad accedere al Google Play Store per scaricare nuove app e aggiornare quelle già in possesso. Ma su quello che accadrà in futuro per quanto concerne gli smartphone del colosso cinese si aprono grandi dubbi e interrogativi che al momento non sembrano trovare alcuna risposta.
Nella risposta di Huawei al bando di Android la multinazionale mette in evidenza il suo importante ruolo in questo mercato. Mentre tutti i principali costruttori registrano vendite stagnanti o in forte calo, Huawei è uno dei pochi grandi a registrare tassi di crescita a doppia cifra che le hanno permesso di superare Apple già diversi mesi fa e più recentemente di avvicinarsi al primo costruttore Samsung. Qui si seguito riportiamo il breve testo della risposta Huawei al bando Android:
«Huawei ha apportato un contributo sostanziale allo sviluppo e alla crescita di Android in tutto il mondo. Essendo uno dei principali partner a livello globale di Android, abbiamo lavorato assiduamente sulla loro piattaforma open source per sviluppare un ecosistema di cui hanno beneficiato sia gli utenti che l’intero settore.
Huawei continuerà a fornire aggiornamenti di sicurezza e servizi post-vendita a tutti gli smartphone e tablet Huawei e Honor esistenti, ovvero quelli già venduti o ancora disponibili in tutto il mondo.
Continueremo a costruire un ecosistema software sicuro e sostenibile, al fine di fornire la migliore esperienza d’uso a tutti gli utenti a livello globale».
Il messaggio di Huawei al bando di Android cerca così di rassicurare gli utenti che già possiedono e usano smartphone e tablet Huawei e Honor, così come coloro che si accingono ad acquistarne uno. Non vi è purtroppo alcun cenno a quanto succederà con le prossime versioni e aggiornamenti di Google.
La frase finale in cui la società dichiara che continuerà a costruire un ecosistema software «Sicuro e sostenibile» sembra fare cenno ai sistemi operativi proprietari, alternativi a Windows e Android, che secondo numerose indiscrezioni Huawei sta sviluppando da qualche tempo. Sistemi però che, stando alle ultime indicazioni, non sarebbero ancora maturi per il debutto.
La possibilità per Huawei è quella di utilizzare la versione del sistema Android Open Source con il layer della sua interfaccia EMUII 9.x e utilizzare le sue applicazioni di posta, browsing, Video proprietarie e, per nuovi modelli in arrivo utilizzare il proprio Store già presente negli attuali smartphone con un sistema di controllo e verifica proprietario. Per quanto riguarda le Mappe potrebbe usare quelle di Google oppure Waze o HereWeGo mentre per l’accesso ai servizi per i documenti Google Docs essendo questi accessibili attraverso il web e altri sistemi operativi non ci dovrebbero essere grossi problemi di utilizzazione.
I grandi dubbi e quesiti non menzionati nel comunicato, ma che dirompono su tutti i fronti, riguardano così il destino di computer e smartphone, ma anche dispositivi di rete futuri che, fermo restando il bando ora vigente, non potranno impiegare software, processori e tecnologie USA.
Infine la risposta di Huawei al bando di Android non traccia alcun legame tra il crescente successo del marchio cinese e il devastante blocco imposto dagli USA. In ogni caso la frase di apertura del comunicato ma soprattutto le dinamiche dell’intera vicenda, in alcuni fanno emergere il sospetto che si tratti di una manovra mirata per colpire l’impressionante ascesa del colosso cinese.
Gli sviluppi dipendono dai rapporti USA Cina e dalla guerra commerciale in corso tra i due colossi. Anche Apple rischia pensanti conseguenze nel Paese del Dragone.