Il primo iPhone, come l’iPod prima di lui, aveva una peculiarità. Una porta a 30 pin chiamata “Connettore Dock”. Larga, piatta, faceva di tutto: trasmissione dati per USB, per il video composito, per video Component e S-Video, per il FireWire e poi per il classico audio analogico a due canali. È stato uno dei pochissimi connettori dati che trasportano il segnale video, audio e dati puri in maniera simile alla moderna Thunderbolt.
Progettato e commercializzato da Apple, non aveva nessun brevetto o chip proprietario e infatti sono esistiti tantissimi adattatori di terze parti. È stato utilizzato su tutti i dispositivi Apple (iPod, iPhone, iPad) fino al 2012, con il lancio di iPhone 5. Poi è stato messo in pensione dalla presa Lightning (il nome allude al fatto che, oltre che compatta, è veloce come un fulmine).
Benvenuto Lightning, dunque, anche se tra mille proteste: folle inferocite che avevano comprato decine di accessori. Non solo cavetti per la ricarica, ma anche stazioni dock, radaiosveglie, impianti stereo, televisioni. Sistemi tutti basati su connettività fisica che ruotava attorno a quella porta a 30 pin. Con il nuovo Lightning, oltretutto talmente stretto da non reggere bene il peso degli iPad, è la fine di un mondo.
Eppure il Lightning non solo è più veloce, ma anche migliore sotto tanti versi compresa l’ergonomia. È simmetrico (non bisogna capire se è a testa in su o in giù) ed è maschio e non femmina, quindi entra più naturalmente e senza rischio di forzature sui lati (come accade invece ai connettori Usb).
Vantaggi? Tantissimi: ha solo 8 pin, è un connettore completamente digitale (solo bit, niente segnali analogici), la massa è data dal guscio metallico che fa in pratica da nono connettore. Meglio sotto tutti i punti di vista, tranne che non è un fulmine né nella connessione dati né nel trasferimenti di corrente, se vogliamo alimentare un computer di grosse dimensioni o se vogliamo spostare giga e giga di materiale (ad esempio: il video ad alta definizione).
Risultato? Apple comincia a lavorare a una soluzione. Non solo fa parte del consorzio che crea la USB-C, ma la rende anche la connettività di base sia per i Mac (i portatili soprattutto) che per gli iPad, tanto che oggi c’è solo Usb-C su quelle categorie di dispositivi.
Ci sono due problemi con la USB-C. La prima è che Apple non può facilmente metterla “in sicurezza” perché non è uno standard proprietario. L’azienda fa soldi vendendo i suoi cavi, certo, ma protegge anche i dispositivi da cavetti e alimentatori di scarsa qualità che possono portare a danneggiamenti e persino a incendi. Inoltre, il mondo della Usb-C è un vero inferno perché lo standard non è stato tenuto abbastanza “controllato” ed esistono decine di cavetti diversi che fanno cose diverse sia dal punto di vista della velocità di connessione che dei carichi elettrici che trasportano, rendendo alcune tecnologie impossibili se non c’è il cavetto giusto.
Comunque, adesso iPhone e accessori come le cuffie AirPods (normali, pro e max) sono gli ultimi oggetti con presa Lightning. Oggetti non da poco, perché ce ne sono tantissimi. Apple ha lavorato bene, ha messo cavetti che si staccano e dall’altro lato, quello del trasformatore, ha messo la presa Usb-C, rendendo possibile usare dei cavi Usb-C da entrambi i lati sempre e quindi rimettendo in circolazione anche i caricabatterie dei Mac, iPad o degli altri apparecchi in commercio dato che nelle scatole dei telefoni cellulari non c’è più il trasformatore.
E adesso? Adesso arriva la mazzata prima che Apple sia in grado di portare a compimento il suo vero piano, cioè fare un iPhone che, come Apple Watch, funziona solo con carica per induzione. Quasi al traguardo, letteralmente all’ultimo chilometro, la normativa europea spinge all’apertura alla Usb-C. Che non è un male: ci fa salutare la presa Lightning, in prospettiva ridurre il numero dei cavetti e non ci sono grandi drammi, a parte il fatto che pian piano verranno aggiornati anche gli altri accessori come gli AirPods che comunque hanno anche i contenitori che si ricaricano per induzione e quindi potranno ancora essere usati tranquillamente anche se dovessero sparire tutti i cavetti Lightning presenti sul pianeta.
Ma questa non sarà l’ultima trasformazione. L’addio del Lightning sarà solo un passaggio verso l’addio alla Usb-C che ancora non è previsto ma che prima o poi, Unione europea o no, arriverà. E sarà un addio non triste ma necessario, perché gli usi dei cavi verranno sostituiti da una serie di tecnologie senza fili di prossimità o di rete. Era il sogno di Steve Jobs: apparecchi privi di cavetti e orifizi. Un sogno che si sta realizzando.
Quindi, addio Lightning, che tra qualche giorno ci lasci E goditi la festa finché puoi, Usb-C, perché non durerà per sempre.