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Tra le società che potrebbero ottenere vantaggi dalla riforma fiscale di Trump in discussione al Congresso USA, c’è anche Apple, potenziale maggiore beneficiario della riforma che prevede una consistente riduzione delle aliquote sui profitti all’estero delle aziende USA.
Cupertino, al pari di molte altre multinazionali USA, detiene all’estero la maggiorparte dei profitti realizzati fuori dagli Stati Uniti in modo da non pagare l’aliquota del 35% attualmente prevista nel Paese. La riforma fiscale tasserebbe il denaro rimpatriato a non più del 14,5%.
Si stima che al momento Apple abbia circa 250 miliardi di dollari all’estero, un quinto della liquidità complessiva che le aziende americane hanno fuori dagli USA per motivi fiscali. Con le regole attuali, Apple dovrebbe versare al fisco 78 miliardi di dollari, mentre con la riforma di Trump la cifra da versare all’erario, secondo Financial Times, sarebbe pari a 31 miliardi di dollari. Questa cifra secondo Richard Harvey, professore della Villanova University, potrebbe scendere a 29,3 miliardi se Apple perdesse la battaglia con la Commissione europea sui 13 miliardi di euro di tasse da pagare all’Irlanda.
Non solo Apple ma anche Microsoft beneficerebbe dello “sconto”: la multinazionale di Redmond secondo i calcoli di Moody’s ha all’estero circa 131 miliardi di dollari, ed è la seconda azienda con maggiori capitali all’estero.