Un sistema di controllo e monitoraggio basato sul riconoscimento facciale: per gli agenti federali degli Stati Uniti è una risorsa impagabile per la sicurezza, a tal punto che hanno già incominciato a utilizzarlo, anche se non ufficialmente. Secondo quanto scoperto dai ricercatori di Georgetown Law e dal Washington Post, gli agenti dell’FBI e dell’ICE hanno utilizzato la tecnologia del riconoscimento facciale, valutando e prendendo in considerazione centinaia di milioni di fotografie, con l’obiettivo di creare un database per la sorveglianza non ufficiale ma efficace.
Gli agenti utilizzano abitualmente le informazioni per aiutare a rintracciare i sospetti nei crimini “di basso livello”, come i piccoli furti, e lo utilizzano spesso: solo l’FBI condurrebbe oltre 4mila ricerche di riconoscimento facciale al mese.
Gli Stati che acconsentono a questa pratica sono 21 e tra questi ci sono Pennsylvania e Texas. Spesso hanno regole per le richieste (come, ad esempio, l’obbligo di collegarle a indagini aperte). Nello stato di Washington, per ricerche di questo tipo, è necessario l’ordine del tribunale.
L’utilizzo della tecnologia del riconoscimento facciale e le ricerche eseguite con questa modalità rappresentano un problema che riguarda la tutela della privacy. Una privacy che sarà tutelata soltanto se gli agenti rispetteranno le regole degli Stati e se utilizzeranno le risposte ottenute in modo responsabile. I primi a rischiare una violazione della propria privacy sono gli immigrati. L’ICE – l’agenzia federale statunitense, parte del Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti, responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione – non discuterà di come ha utilizzato e utilizzerà il riconoscimento facciale. Kimberly del Greco, vice direttore dell’FBI, ha invece difeso l’uso della tecnologia, sostenendo che “ha contribuito a preservare sia le libertà che la sicurezza”.
Rimane l’insicurezza di un quadro legale che non garantisce un uso opportuno del riconoscimento facciale e non previene abusi futuri.
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