Nei suoi venti anni di storia la serie di fotocamere ultracompatte di alta qualità Ricoh GR hanno portato la fotografia di strada a livelli altissimi. La Ricoh GR è stato a lungo l’apparecchio preferito di geni della street photography come Daido Moriyama, i cui lavori sono riusciti a mostrare immagini notturne potenti ed estremamente delicate, oltre che “sporcate” dai toni forti e saturi che prima la pellicola e poi i sensori e filtri delle versioni digitali della GR hanno saputo evocare.
Abbiamo recensito la Ricoh GR II, uscita nel 2015, prodotto relativamente economico e con qualità da fascia alta (non a caso la “piccola” è stata definita la macchina professionale di più ridotte dimensioni sul mercato). E abbiamo anche anticipato dallo scorso Photokina 2018 la GR III, che venne mostrata a settembre in anteprima rinviando a un generico “inizio 2019” il suo lancio.
Ora che Ricoh ha annunciato il lancio per marzo, con un prezzo di 899 euro (sensibilmente più alto di quello di lancio delle due generazioni precedenti con sensore Aps-C), vediamo come si presenta sul mercato. Alcuni giornalisti europei a Londra hanno provato in anteprima la macchina per una giornata, riportando impressioni fortemente positive e alcune perplessità.
L’unicità della GR è sempre stata la sua ridotta dimensione, lo snap focus, i comandi essenziali e altamente customizzabili posti in modo da portela adoperare con una mano sola, l’ottimo obiettivo da 28mm F2.8.
Alcune cose cambiano: arriva un sensore da 24 megapixel anziché 16, con stabilizzatore a tre assi e pulizia antipolvere (un problema per le prime due generazioni), connessione Bluetooth oltre che WiFi, connessione fisica Usb-C per ricarica e trasferimento dati, nuova batteria (le precedenti sono incompatibili) che permette fino a 200 scatti (cioè pochi), filtro ND, schermo touch, ottica modificata (due elementi in meno) per renderla più compatta ma altrettanto incisa e contrastata, stessa focale e apertura, tempi di accensione rapidissimi (0,08 secondi) e niente più flash incorporato anche se adesso c’è un hot-shoe compatibile con i flash Minolta o con quelli esterni.
Lo schermo non è articolabile ma diventa touch e più grande e luminoso. L’obiettivo permette di fare macro da 6 cm di distanza (forte miglioramento, ma nei vecchi modelli pre-Aps-C il macro era a 1 centimetro: Ricoh GRD)
Il nuovo sensore aumenta la sensibilità e porta il numero di Iso ad altissimi livelli (fino a 125mila, nelle prove non si capisce ancora quanti siano effettivamente usabili) e l’aumento di pixel permette di croppare le immagini con serenità ottenendo degli ottimi 35mm (16 megapixel) e anche degli accettabili scatti a 50mm (12 megapixel).
Considerato il punto debole, il video cresce a 1080p 60FPS, ma non basta ancora per gli esperti del settore. un nuovo aggancio per gli aggiuntivi ottici, questa volta “intelligente” con chip per il riconoscimento automatico dell’aggiuntivo, permette di attaccare per ora una espansione wide-angle GW–4 per avere un 24mm (il vecchio GW–3 non è più compatibile).
Nelle prove viene evidenziata l’ottima maneggevolezza, la razionalità dei comando semplificati, l’alta qualità dei jpeg prodotti (non ci sono ancora Raw in formato DNG disponibili) e le prestazioni dell’obiettivo che sono ottime rispetto alle precedenti generazioni e di buona qualità soprattutto in condizioni di scatto rapido quando serve tenere diaframmi chiusi e tempi alti per avere tutto a fuoco senza movimento: anziché far salire gli Iso la stabilizzazione permette di guadagnare tre stop.
Lo schermo passa dal formato 4:3 a quello 3:2 e si può selezionare quasi tutto con la modalità touch. Che però, per i puristi e disattivabile. Nelle varie dichiarazioni degli ingegneri di Ricoh, che hanno lavorato a lungo per finalizzare l’apparecchio e raggiungere prestazioni software e hardware con il nuovo sensore e il nuovo processore GR Engine 6 che offre la possibilità di scattare Raw a 14 bit.
Aumenta anche grandemente la velocità di messa a fuoco grazie al sistema ibrido basato su rilevazione di fase e a contrasto. Il sistema ibrido funziona molto bene in tutte le prove.
Le conclusioni: la nuova macchina permette di avere un sensore di grandi dimensioni in un corpo ancora più piccolo delle due precedenti generazioni. L’eliminazione del flash – che veniva usato da pochissimi fotografi e che non ha mai brillato per potenza o flessibilità – ha fatto guadagnare ancora spazio. Sensore, processore, obiettivo, messa a fuoco e stabilizzazione funzionano molto molto bene. Lo schermo touch è una buona aggiunta anche se non è regolabile, mentre la semplificazione dei comandi meccanici sul ponte e sul retro della macchina è la benvenuta.
Difetti: la macchina costa cara, non è tropicalizzata e va in conflitto con gli smartphone di ultima generazione, che presentano sensori e ottiche ovviamente molto più piccole ma lunghezze focali diversificate e processori che permettono una correzione e potenziamento dell’immagine in tempo reale (computational photography) sempre più performante.
La Ricoh GR III è una bella e coraggiosa scommessa rispetto a quel che è stato fatto nel settore della fotografia tradizionale sinora. Il suo vero avversario sono solo apparentemente le varie Leica Q, Nikon Coolpix A, Leica X2, Fujifilm X100s, Sigma DP1 Merrill e varie altre ultracompatte a focale fissa o basate comunque su obiettivo 28–35mm.
Il nemico della Ricoh GR III è il telefonino, la macchina fotografica sempre in tasca. Ricoh gioca quindi la carta dell’estrema compattezza senza compromessi per la qualità e a noi, sulla carta, sembra che se un compromesso è stato fatto sia solo quella della batteria (1350 mAh pari a meno di 200 scatti, un po’ poco) mentre il prezzo (899 euro) sia un po’ troppo elevato. Per il resto, la grande preoccupazione dell’obiettivo, che è stato modificato e che rischiava di far perdere la vera magia di questo apparecchio, si è rivelata una preoccupazione inutile: le foto che circolano in rete sono di altissima qualità. Non vediamo l’ora di poterla provare e riferirvi.