Un gruppo di 51 organizzazioni in difesa dei diritti digitali ha invitato la Commissione europea a imporre un divieto totale nell’area UE per le tecnologie di riconoscimento facciale utilizzabili nell’ambito della sorveglianza di massa, senza alcuna eccezione.
La lettera è stata inviata da attivisti quali Big Brother Watch UK, AlgorithmWatch e l’European Digital Society, appello appoggiato dal gruppo European Digital Rights (EDRi), un collettivo di rete di ONG, esperti, sostenitori e accademici che lavorano per difendere e promuovere i diritti digitali in tutto il continente.
La lettera aperta, inviata al commissario europeo della giustizia Didier Reynders (qui in PDF), arriva a pochi giorni dalla presentazione di nuove regole per l’uso etico dell’intelligenza artificiale, con dettagli che dovrebbero essere resi noti il 21 aprile.
Nella lettera si invita il Commissario a supportare la maggiore tutela dei diritti umani fondamentali con le nuove leggi UE, in particolare per quanto riguarda il riconoscimento facciale e altre tecnologie biometriche, quando tali strumenti sono sfruttati negli spazi pubblici per effettuare sorveglianza di massa.
Stando a quanto riferisce la coalizione non esistono esempi di utilizzo di riconoscimento facciale nell’ambito della sorveglianza di massa in grado di giustificare l’uso di queste tecnologie, con ovvie conseguenze per quanto riguarda i diritti degli individui, come il diritto alla privacy, alla protezione dei dati, alla non-discriminazione e alla libertà di espressione.
Si tende spesso a indicare le tecnologie di riconoscimento dei volti utili in particolari circostanze, come ad esempio in contesti utili alle autorità di contrasto, ma i firmatari della lettera, evidenziano la necessità di imporre un divieto assoluto in tutti i possibili scenari.
Basandosi su esperienze all’interno e all’esterno dell’unione europea, di fatto l’EDRi è giunta alla conclusione che l’incondizionato sviluppo di tecnologie biometriche per spiare i cittadini comporta gravi conseguenze per i diritti umani.
in Cina Huawei ha sviluppato un sistema di riconoscimento facciale che, secondo alcuni report, è stato impiegato dalle autorità del Paese per scoprire persone di etnia uigura, originari della regione autonoma cinese dello Xinjiang. Questo modo di agire è da tempo oggetto delle preoccupazioni internazionali per il ricorso alla sorveglianza di massa e per le detenzioni arbitrarie di milioni di persone, sistemi creati al solo scopo di prendere di mira particolare minoranza etniche.