Un’ingiunzione del Dipartimento di Giustizia statunitense obbliga Apple e altre società della Silicon Valley a mettere fine ad accordi anti-concorrenziali. L’imposizione arriva a seguito di un’indagine nei confronti di varie società: Apple, Adobe, Google, Intel, Intuit e Pixar. La notizia era stata rivelata qualche giorno addietro dal Wall Street Journal: le case in questione sono accusate di essersi accordate per non portarsi via a vicenda i rispettivi dipendenti, un sistema che avrebbe impedito a molti di far carriera in aziende concorrenti. Per il Dipartimento vi era in sostanza un tacito accordo tra le varie aziende della Silicon Valley, anche se la linea di difesa comune di tutte le società coinvolte è stata che dipendenti sono liberi di inviare curriculum e andare dove vogliono.
I termini dell’accordo impediranno per cinque anni alle aziende di protrarre la pratica del mancato reclutamento di personale proveniente da aziende concorrenti. “La soluzione proposta vieta in modo ampio alle società la complicità, la difesa o l’imposizione di qualsiasi accordo che in qualche modo impedisca alle aziende di attirare personale, fare proposte di lavoro via telefono, reclutare dipendenti e le obbliga a mettere in atto misure adeguate per il rispetto di tali pratiche” ha dichiarato in un comunicato il Dipartimento di Giustizia.
Il Dipartimento ha sostenuto che la conseguenza del mancato “bracconaggio” ha portato a una riduzione dei salari; gli accordi, spesso di tipo informale, avrebbero “eliminato rilevanti modalità di concorrenza che consentono di attirare lavoratori altamente qualificati”.
Per il Dipartimento di Giustizia il reclutamento di personale tra aziende partner o concorrenti è una pratica legittima e il lavoratore ha il diritto di negoziare al meglio il proprio contratto di lavoro. I sostenitori della pratica applicata dalle varie aziende IT californiane sostengono, invece, che il sistema consente alle società di stare più tranquille e in prospettiva non preoccuparsi troppo della possibile perdita dei loro migliori talenti; un sistema che porterebbe, alla fine, benefici anche agli utenti finali, offrendo prodotti migliori realizzati da team che hanno modo di lavorare con calma e costanza agli stessi prodotti. Portavoce di Intel hanno dichiarato che “l’azienda ritiene di non aver violato alcuna legge e la società non è d’accordo con le accuse”. Adobe, similarmente, ha affermato che la società ha sempre seguito le norme antitrust e si è accordata solo per evitare “costi e distrazioni”. Amy Lambert, Associate General Counsel di Google, ha pubblicato un post sul blog ufficiale con le policy di Google nel quale afferma che “non vi è alcuna prova che la politica di Google abbia ostacolato le assunzioni o le retribuzioni e afferma che l’azienda “assume a tutt’oggi centinaia di dipendenti” da società partner”. Google avrebbe abbandonato questa linea di condotta nel 2009 in concomitanza con l’avvio delle indagini del Dipartimento di Giustizia.
[A cura di Mauro Notarianni]