Troppe applicazioni, un sistema troppo complesso e oneroso da gestire e inadeguato per realizzare la mission di impresa. E’ la fotografia che fa uno studio realizzato da Capgemini, uno dei più importanti fornitori mondiali di servizi di consulenza tecnologica e outsourcing, che rivela come l’intreccio di applicazioni all’interno delle organizzazioni internazionali sta diventando sempre più complesso, mettendo pressione sul reparto IT e complicando il percorso verso la Digital Transformation.
I risultati della ricerca Application Landscape Report 2014 si basano su un sondaggio condotto in 12 lingue, con 1.116 Chief information officer e responsabili IT di alto livello di aziende di varie dimensioni appartenenti a una vasta gamma di settori. Con una portata globale, il rapporto coinvolge 16 paesi, con il 73% degli intervistati provenienti da economie sviluppate (Australia, Europa, USA) e un ulteriore 27% da paesi in rapido sviluppo (Brasile, Cina, India).
Secondo lo studio, negli ultimi tre anni il numero di decisori IT che ritiene che la propria azienda abbia più applicazioni di quante in realtà ne necessiti è passato da poco più di un terzo (34%) a quasi la metà (48%). Solo il 37% crede che la maggior parte delle loro applicazioni siano mission-critical. Quasi tre quarti (73%) ritiene che almeno un quinto delle proprie applicazioni aziendali abbiano funzionalità simili e che dovrebbero essere razionalizzate e il 57% ritiene che un quinto di queste siano da eliminare o sostituire.
Ma questo non è solo un problema legato alla gestione delle risorse informatiche e tecnologiche all’interno dell’azienda. Si tratta di un vero e proprio problema di business. Lo studio ha rivelato che il 60% dei senior decision maker IT crede che il contributo più prezioso da parte dei propri dipartimenti IT per l’azienda sia di introdurre nuove tecnologie. Insomma, innovare, cambiare e non solo “gestire”. A dare l’idea di questa situazione sono i numeri: diverse aziende hanno già implementato il cloud (56%), la mobility (54%), i social (41%) e i Big Data (34%). Ma resta il nodo degli applicativi.
Senza un portfolio di applicazioni aggiornate, l’IT non riuscirebbe ad offrire un vantaggio competitivo attraverso queste tecnologie. Non c’è da stupirsi se il 76% crede che la razionalizzazione sia importante per realizzare gli obiettivi della propria azienda. «In apparenza – commenta Maurizio Mondani, Ceo di Capgemini Italia – un ambiente di applicazioni male organizzato, sovraccarico e obsoleto potrebbe sembrare una piccola seccatura per il team IT, che crea un effettivo spreco di tempo e denaro, ma in definitiva un problema non così rilevante da restare svegli la notte. Tuttavia, in un mondo in cui gli aspetti di un’organizzazione stanno cominciando ad abbracciare la Digital Transformation – e dipendono dalla rapida implementazione di soluzioni mobile, social, Big Data e cloud per il vantaggio competitivo – un ambiente di applicazioni ben razionalizzato diventa improvvisamente un imperativo strategico e molto importante per l’intera azienda».
Lo studio segnala significative differenze tra Paese e Paese, in particolare tra Paesi di vecchia industrializzazione (e informatizzazione del business) e quelli emergenti. Mentre le organizzazioni occidentali scricchiolano sotto il peso delle applicazioni obsolete e mai usate, i mercati in via di sviluppo stanno beneficiando di un panorama IT vivace e relativamente giovane. Dove paesi come la Finlandia e la Norvegia presentano livelli al di sotto della media di relazione tra business e IT (solo il 64% e il 69% crede rispettivamente che il rapporto sia “soddisfacente”), un incoraggiante 92% degli intervistati in Brasile, India e Cina, dichiara un rapporto soddisfacente tra i due. «I mercati in forte sviluppo hanno un vantaggio significativo quando si tratta di garantire che gli ambienti applicativi siano in linea con le finalità e gli obiettivi di business – conclude Mondani -. Questo potrebbe dare un vantaggio iniziale nelle iniziative di Digital Transformation e rappresentare un importante vantaggio competitivo rispetto ai loro competitor occidentali».