Ad aprile di quest’anno Apple ha modificato una delle clausole dell’accordo di licenza dell’iPhone Developer Program (il programma dedicato agli sviluppatori) impedendo ai programmatori l’utilizzo di software di sviluppo di terze parti (diverso da quello Apple), richiedendo che le applicazioni siano scritte esclusivamente in Objective-C, C++ o JavaScript.
Si è molto parlato dello scontro tra Apple e Adobe e dell’impedimento imposto da Cupertino al compiler che consentiva di portare applicazioni Flash su iPhone ma non bisogna dimenticare che la famosa clausola 3.3.1 del contratto di licenza per il kit di sviluppo iPhone Os colpisce anche altre software house e non solo Adobe. Kevin Miller, CEO di RunRev, società che sviluppa un tool di sviluppo cross platform molto simile al vecchio Hypercard di Apple, ha pubblicato nel blog aziendale il punto della situazione alla luce della nuova clausola e ha fatto sapere che, nonostante sia stato proposto ad Apple un sistema che avrebbe creato applicazioni Cocoa al 100% (usabili in multitaskng e senza inficiare la durata della batteria, indistinguibili da applicazioni native), il sistema di sviluppo non è stato accettato. Miller non sembra contrariato ma ovviamente ha l’amaro in bocca e fa notare che lo stesso Jobs, a una risposta di un azionista durante un meeting, aveva detto che sarebbe stato una buona idea se qualcuno avesse reso disponibile un tool di sviluppo per l’iPad in stile Hypercard.
Miller è amareggiato giacché alcune idee interessanti non potranno essere più portate a termine: Euro Talk Interactive, uno dei clienti della software house, sta ad esempio sviluppando un progetto per l’uso di applicazioni didattiche che avrebbe potenzialmente potuto portare migliaia di iPad nelle scuole del Malawi. Questo tipo di applicazioni non ha molto senso svilupparle in Objective-C o JavaScript ed è probabile che la società cercherà ora di sviluppare il software per tablet alternativi.
Se l’applicazione di RunRev genera effettivamente codice Cocoa al 100%, la software house potrebbe continuare lo stesso a commercializzare il tool di sviluppo, anche senza l’accordo di Apple ma Miller afferma che ciò violerebbe comunque la clausola contestata poiché in quest’ultima è chiaramente indicato che i tool di sviluppo originari usabili dai programmatori devono essere tra quelli approvati da Apple. Miller conclude dicendo che la società si concentrerà in futuro su tool di sviluppo per piattaforme alternative all’iPhone OS, quali Android. RevMobile, lo ricordiamo, già adesso è un tool cross-platfrom che consente di sviluppare applicazioni non solo per iPhone ma anche per Maemo (gli smartphone di Nokia) e Windows Mobile.
[A cura di Mauro Notarianni]